Volotea non molla Venezia: tassa d'imbarco aumentata senza problemi già nel 2016

Volotea non molla Venezia: tassa d'imbarco aumentata senza problemi già nel 2016
MESTRE - Le compagnie aeree, specie le low cost, sono nettamente contrarie ma hanno già iniziato a far pagare ai propri passeggeri la tassa d'imbarco di 2,50 euro...

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MESTRE - Le compagnie aeree, specie le low cost, sono nettamente contrarie ma hanno già iniziato a far pagare ai propri passeggeri la tassa d'imbarco di 2,50 euro imposta dal Comune di Venezia per l'aeroporto Marco Polo. Dopo la decisione di Ryanair di togliere, da ottobre, un aereo dei quattro basati a Tessera, la spagnola Volotea afferma che non taglierà nessuna delle sue 21 rotte operate da Venezia «anche se questa tassa mette molta pressione su ricavi già molto sottili». Una tassa peraltro che nel 2016, per otto mesi, in tutta Italia era già stata portata da 6,50 euro a 9 euro per ogni passeggero in partenza: per la precisione dal primo gennaio al 31 agosto 2016. La tassa, allora, venne introdotta dal Governo Renzi nella Legge di Stabilità per finanziare il fondo speciale per i lavoratori del trasporto aereo, durante le crisi di Alitalia e Meridiana. Di quei 2,50 euro (che oggi attualizzati sarebbero 2,98 a passeggero) si trova conto anche nel sito VeneziaAirport, nella sezione società trasparente, alla voce Diritti e corrispettivi, e in quegli 8 mesi di tassazione aggiuntiva non si registrarono cali di traffico. Cali che oggi invece vengono paventati dal Gruppo Save che gestisce i quattro scali del sistema aeroportuale triveneto e dalle low cost, in primis da Ryanair. La compagnia irlandese ha tagliato un aereo, e quindi 6 rotte oltre alla riduzione dei voli su altre 6, per protestare contro «un eccessivo e sconsiderato aumento delle tasse pari al 38% (2,50 euro) per ogni passeggero, che si aggiunge alla tassa di 6,50 euro in vigore in tutta Italia».


IL PRINCIPIO
Volotea spiega che è contraria allo stesso principio che sta alla base dell'obolo: «I passeggeri delle low cost non spendono meno degli altri passeggeri una volta arrivati a destinazione. Al contrario, spendono maggiormente su ciò che ritengono avere più valore aggiunto, cioè hotel, ristoranti... Inoltre il rialzo delle tariffe aeree provocato dalla tassa genera una diminuzione della domanda e di conseguenza del traffico aereo, che a cascata si riflette sul numero di turisti che visitano un territorio». Il Comune di Venezia, però, va avanti per la sua strada e l'assessore al Bilancio, Michele Zuin, afferma che «noi non cediamo ai ricatti, e ha fatto bene il sindaco Luigi Brugnaro a rispedire al mittente le minacce di chi non ha sicuramente a cuore il bene di questa città e della sua salvaguardia. Ed è bene ricordare che molte compagnie già stanno applicando la "tassa di imbarco"». Ryanair, cui si riferisce Zuin, ha definito «illogica» la nuova tassazione e sostiene, come ha fatto anche Save, di aver più volte invitato l'Amministrazione lagunare a confrontarsi per trovare altre soluzioni.


CONFRONTO MANCATO


«Le richieste ufficiali per un confronto da parte del Comune ci sono e sono documentate - ribatte Zuin -. La risposta non c'è stata, anzi sì... il deposito di ricorsi di Save e delle compagnie aeree low cost». Le alternative proposte, in particolare dal presidente di Save, Enrico Marchi, sono l'aumento dell'addizionale comunale Irpef per i cittadini veneziani: «La tesi sostenuta dalla società concessionaria del Marco Polo, infatti, è che solo i residenti veneziani si debbano far carico delle extra-spese della loro città - continua l'assessore -. Il ricorso, poi bocciato al Tar, si spingeva a contestare la legittimità costituzionale della stessa legge che consente di introdurre l'addizionale in accordo con il Governo: questo perché le persone che si imbarcano al Marco Polo (che per il 96% non sono veneziani) non avrebbero alcun rapporto con la città e, quindi, non devono farsi carico dei suoi costi, che una Legge dello Stato ha invece già definito "speciali"». Quanto alle modalità di riscossione della nuova tassa d'imbarco, l'assessore al Bilancio spiega che le società concessionarie, come Save, sono già "agenti tributari" in quanto riscuotono la cosiddetta "addizionale comunale" di 6,50 euro a passeggero in tutti gli scali italiani. Le somme riscosse dalle società di gestione devono essere riversate all'Inps entro il mese successivo. I 6,50 euro costituiscono fonti di finanziamento per la gestione del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale e, anche, per la gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (Gias): «Si tratta, dunque, di trovare un accordo per questo "giroconto" a favore del Comune, per i 2,50 euro, a cui periodicamente dovranno essere rigirate le somme incassate».
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Il Gazzettino