L'ex presidente Bim Gsp Vignato: "Acqua più cara? Si poteva evitare"

Lavori all'acquedotto in zona Sedico
Per l’ex amministratore di Bim Gsp, Giuseppe Vignato, aumentare le bollette non è stata la strategia vincente. La scelta è arrivata in concomitanza con la...

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Per l’ex amministratore di Bim Gsp, Giuseppe Vignato, aumentare le bollette non è stata la strategia vincente. La scelta è arrivata in concomitanza con la decisione di investire 208 milioni di euro in 12 anni, per sistemare le reti idriche e non incorrere nelle multe previste dal nuovo sistema tariffario introdotto da Arera, l’authority nazionale. Per tutto questo è stato necessario rincarare le bollette: 65 centesimi in più al mese nel 2021, 1,80 euro in più al mese per il 2022 e 1,20 per il 2023. Lo hanno ribadito due giorni fa gli amministratori della società (Attilio Sommavilla, Lara Stefani e Andrea Menin), il presidente del consiglio di bacino Belluno Dolomiti (l’ex Ato), Camillo De Pellegrin e Jacopo Massaro, nella veste di presidente del comitato di coordinamento. L’aumento, graduale, è stato approvato lunedì dall’assemblea dei sindaci. In quattro anni le tariffe saliranno del 14,75%. C’erano altre strade secondo l’ex presidente del Cda della società che gestisce il servizio idrico della provincia, che il 1° luglio aveva lasciato la società con numeri significativi. 


L’ALTERNATIVA
Giuseppe Vignato, in chiusura di mandato, aveva parlato di ricavi per 30 milioni di euro, un utile netto di 4,3 milioni, un patrimonio societario di 40 milioni (più 27 milioni nei sette anni di gestione Vignato), la cassa generata di 15 milioni, utilizzata per pagare i 10 milioni di investimenti realizzati nell’anno e per ridurre di altri 5 milioni i debiti, che a luglio erano 32 milioni (meno 57 milioni dal massimo del 2011). «Mi sembra che l’operazione venga sempre impostata dal Consiglio di bacino», afferma Giuseppe Vignato che fa il nome dell’ingegner Giuseppe Romanello, «che ha molta esperienza sui rifiuti, meno se si parla di idraulica. Il mio piano industriale – ricorda l’ex amministratore di Gsp – prevedeva 10 milioni di investimenti e nessun aumento delle tariffe. Avevamo assunto una ventina tra ingegneri e geometri, come progettisti. Il problema è a chi affidare tutti i cantieri». 
LE RISORSE

Ma come trovare i fondi per gli investimenti? «Si può fare cercando contributi a fondo perduto. Dovrebbero arrivare 50 milioni di euro dagli introiti della vendita del gas che finirebbero accorpati in seguito alla fusione fra Gsp e Bim Infrastrutture». Vignato sottolinea una cosa importante. «A oggi la tariffa dell’acqua è tra le più alte d’Italia (2 euro a metro cubo)», e vista l’enorme estensione della provincia e la scarsità di popolazione (quindi di utenti), la situazione risulta diversa rispetto alle aree urbane intensamente popolate, mentre i costi sono superiori. Riuscire quindi a spendere 16 milioni di investimenti è velleitario, secondo Giuseppe Vignato, «salvo adeguare la struttura con i carichi di lavoro, sarà un lavoro progressivo. Tuttora è in corso una riorganizzazione al Bim Gsp, dal momento che ci sono dipendenti che vanno in pensione. Diciamo che nel medio lungo termine è fattibile, ma serve un piano oculato». Lo dice solo perché è incalzato: «a dicembre 2019 girava voce che Vignato volesse aumentare la tariffa. Non era così. Ora i sindaci cambiano logica».
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Il Gazzettino