Orsoni torna libero e sindaco, chiede di patteggiare: «Io non mi dimetto»

Orsoni torna libero e sindaco, chiede di patteggiare: «Io non mi dimetto»
VENEZIA - Non mi dimetto. Giorgio Orsoni, tornato sindaco dopo la revoca della sospensione, è apparso molto provato, ha parlato ai giornalisti a Ca' Farsetti. Ma in serata...

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VENEZIA - Non mi dimetto. Giorgio Orsoni, tornato sindaco dopo la revoca della sospensione, è apparso molto provato, ha parlato ai giornalisti a Ca' Farsetti. Ma in serata arriva la mazzata: l'assessore Tiziana Agostini si dimette in aperta polemica con la giunta.


Su questa svolta il sindaco non è sembrato preoccupato: «Me lo dite voi giornalisti, non ne so nulla...».



La difesa del sindaco. «Non ho mai gestito la mia campagna elettorale. Mi sono sempre opposto ai troppi che vogliono sfruttare la città anche in modo non corretto. Mi sono fatto molti nemici e questo è lo scotto che devo pagare. Mi addolora la distanza che molti hanno preso da me», riferendosi al Partito Democratico.



Poi, a domanda su quanto detto dall'ex presidente di Cvn riguardo a soldi che gli avrebbe, almeno in una occasione, portato a casa in una busta, ha detto: «Giovanni Mazzacurati è un millantatore».







Orsoni ha specificato di non aver mai immaginato «che venissero utilizzati sistemi illeciti» per la sua campagna elettorale nel 2010. Per Orsoni a ricevere il denaro era il suo mandatario: «non potevo sapere che i fondi fossero illeciti» e «su come le aziende del Cvn reperissero quel denaro». Ho incontrato durante la campagna elettorale - ha aggiunto - «imprenditori o sedicenti tali che mi hanno detto che mi avrebbero sostenuto e votato senza sapere come e perché».




«Credo che questo provvedimento di revoca di arresti domiciliari si commenti da solo - ha concluso - dopo una settimana e il chiarimento avvenuto lunedi con il pm. Devo dire che era un pezzo che chiedevo alla Procura di consentirmi di dare elementi di chiarezza sulle vicende. Ho chiarito, credo nel modo più inconfutabile, che nessun coinvolgimento mio diretto come prospettato dal provvedimento è mai avvenuto. Ho deciso di non dimettermi perché

non ci sono le condizioni oggettive per farlo, non ho nulla personalmente da rimproverarmi
». Quanto a Mazzacurati ha detto: «Ho incontrato l'ing. Mazzacurati più volte, e fu lui a propormi di sostenere la mia campagna elettorale attraverso canali che ho sempre ritenuto leciti. Ho consegnato anche a lui, come ad altri - ha aggiunto - il numero del conto corrente per la campagna, convinto fosse tutto lecito
».

Orsoni ha spiegato che la sua frequentazione con Mazzacurati era legata anche al fatto che questi era cliente del suo studio legale. «Fu lui ad insistere per sostenere la mia campagna - ha proseguito Orsoni - dicendo che questo era un compito che si era assunto da sempre in precedenti campagne elettorali, con tutti gli altri candidati a sindaco, perché non voleva che chi vinceva potesse incolparlo di non averlo sostenuto».



Erano stati revocati questa mattina i domiciliari al sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, arrestato nell'ambito dell'inchiesta Mose. Secondo il giudice non ci sono più le esigenze di custodia cautelare, dopo l'interrogatorio del primo cittadino.

Gli avvocati Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo avevano presentato l'istanza al gip Alberto Scaramuzza. Più tardi si conosceranno le motivazioni del provvedimento.



Orsoni era stato arrestato, e posto ai domiciliari, il 4 giugno scorso, assieme ad altre 34 persone nell'ambito dell'operazione della Gdf su presunte tangenti e finanziamenti illeciti collegati agli appalti del Mose.



Potrebbe uscire dall'inchiesta patteggiando 4 mesi con la sospensione condizionale della pena. I suoi difensori hanno concordato il patteggiamento con i pm Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini dopo l'interrogatorio dell'altro giorno. Spetterà comunque al gup pronunciarsi sulla congruità della pena.



Giorgio Orsoni è quindi tornato sindaco a tutti gli effetti dopo la remissione in libertà decida dal gip. La carica era stata sospesa, dopo il provvedimento di arresti domiciliari nell'inchiesta Mose oggi revocato dal Gip, dal prefetto sulla base di quanto prevede dalla legge Severino.




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