TREVISO - Nel chiudere le oltre 1.160 pagine dell'ordinanza con cui ha smembrato l'associazione a delinquere dedita a facilitare - dietro il pagamento di 15.500 euro a...
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IL RUOLO DI CORRIERE
Di Lupo il gip dice che anche per lui «vale» quanto scritto poche righe prima in riferimento ad altri indagati. L'aver «dimostrato, da un lato, disponibilità ad accettare danaro per intercedere in favore dei candidati segnalati da De Matteo (uno degli arrestati, ndr) presso le commissioni di concorsi nelle forze dell'ordine e, dall'altro, un'effettiva e concreta capacità di incidere sulle decisioni dei commissari». Fatti di corruzione, continua il gip, «comunque isolati» per cui «non ricorre un effettivo pericolo di inquinamento probatorio», per evitare che il vigile del fuoco sindacalista ricaschi nelle vecchie abitudini basta la sospensione dal servizio per dodici mesi. Una misura «idonea ad impedire ulteriori condizionamenti illeciti, in cambio di danaro, dell'attività delle commissioni d'esame». Perché il suo ruolo era quello di corriere tra chi raccomandava le candidature e chi doveva esprimere una parola dal peso specifico rilevante. Il prezzo? Il 50% della mazzetta con cui l'ingranaggio veniva oliato. In totale, per i due episodi contestati, Lupo si sarebbe intascato 22mila euro (e tanti gliene sono stati sequestrati) in concorso con Claudio Balletta, 65 anni, di Roma, vice prefetto, dirigente del ministero dell'Interno; e con Antonio De Matteo, 68 anni, di Benevento, funzionario dei vigili del fuoco ora in quiescenza. Approfittando delle trasferte a Roma per impegni sindacali, il vigile del fuoco incontrava De Matteo in luoghi all'aperto: a volte in stazione, a volte dentro un bar, durante una manifestazione. Lì riceveva il denaro in contante che poi avrebbe dovuto portare al viceprefetto Balletta. In un'occasione la mazzetta era di 5 mila euro e in un'altra occasione di 17mila.
PROFILO DA LEADER
Che l'influenza di Lupo, all'interno del corpo e del comando, avesse qualcosa di strano, se ne erano accorti tutti a Mestre. I colleghi avevano notato la sua tendenza ad avere una sorta di potere occulto anche verso chi aveva gradi ben superiori ai suoi. «Riusciva a far fare a chiunque quello che voleva»: la perifrasi usata da gran parte dei colleghi per definirlo spiega bene le sensazioni di chi si trovava quotidianamente a fianco del 56enne segretario generale della Uilpa. «I neoassunti quando arrivavano in caserma - aggiunge un collega - non chiedevano dei funzionari o del comandante. La prima persona che volevano incontrare era Lupo». Non una prassi normale per un capoturno. Aveva davanti ancora 4 o 5 anni di lavoro ma a detta di tutti, a Mestre, il suo obiettivo era quello di diventare funzionario prima della fine. L'operazione dei finanzieri e della procura di Benevento ha gettato scompiglio anche tra le altre sigle sindacali. «Non entrando nel merito dell'inchiesta giudiziaria - commenta Marcello Gavagnin, segretario regionale del sindacato autonomo Cisal - posso solo dire che certi comportamenti, se confermati, gettano fango sul lavoro di migliaia di uomini in divisa che non meritano di essere così rappresentati». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino