Padova. Tamponi rapidi, a processo Rigoli e Simionato. Tutto partì dall'esposto di Crisanti

PADOVA - Si è chiuso il cerchio attorno all'inchiesta della Procura di Padova sui cosiddetti tamponi rapidi, sperimentati tra la prima e la seconda ondata di Covid. Il...

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PADOVA - Si è chiuso il cerchio attorno all'inchiesta della Procura di Padova sui cosiddetti tamponi rapidi, sperimentati tra la prima e la seconda ondata di Covid. Il Gup Maria Luisa Materia ha rinviato a giudizio Roberto Rigoli, ex primario dell'ospedale di Treviso, e Patrizia Simionato, all'epoca dei fatti contestati dg di Azienda Zero e ora dg dell'Ulss 5. Andranno a processo per falsità ideologica in atti pubblici commessa da pubblico ufficiale e turbativa nel procedimento di scelta del contraente. Rigoli è anche accusato di depistaggio. La data della prima udienza sarà il 22 febbraio 2024.

L'indagine era partita a seguito di un esposto presentato dal professore e oggi senatore del Pd Andrea Crisanti. Ha contestato la precisione dei test rapidi antigenici per Covid-19 dell'azienda Abbott. La guardia di finanza ha utilizzato alcune intercettazioni telefoniche e ambientali nate dall'inchiesta sugli appalti per la ristorazione degli ospedali veneti. 

«E’ una vicenda complessa e ci aspettavamo questa decisione. Il rinvio a giudizio permetterà di portare nel processo ulteriori elementi oggettivi importanti relativi alle scelte fatte in un momento di pericolo e incertezza per il Paese. Le decisioni, compresa quella relativa ai tamponi rapidi, sono state prese con l’unico interesse di tutelare la salute pubblica e nel rispetto delle norme». Lo afferma l’avvocato Giuseppe Pavan, difensore del dottor Roberto Rigoli. «Nella e-mail contestata dalla Procura il dottor Rigoli afferma semplicemente di aver verificato le caratteristiche del prodotto in maniera documentale e, visto che i tamponi sarebbero stati usati da personale esterno alla microbiologia, ha controllato la loro praticità. Non ha mai detto di aver effettuato uno studio scientifico, che non era nemmeno tenuto a fare visto che i tamponi antigenici erano marchiati e certificati CE/IVD, verificati dagli enti preposti, e quindi già regolarmente in commercio». Rigoli afferma: «Per paradosso non vedo l’ora che inizi il processo, perché, come ho chiesto ripetutamente anche nel corso delle indagini, potrò essere ulteriormente ascoltato e raccontare come sono andate le cose».

 

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Il Gazzettino