Fase 2 Coronavirus. Crisanti, Ricolfi e i 150 prof: «Per riaprire in sicurezza facciamo tamponi di massa a tutti»

Fase 2 Coronavirus. Crisanti propone tamponi a tutti
Il virologo Andrea Crisanti, il sociologo Luca Ricolfi, il giurista Giuseppe Valditara. I tre professori di Lettera 150, gruppo di accademici che sostiene la tesi della ripresa in...

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Il virologo Andrea Crisanti, il sociologo Luca Ricolfi, il giurista Giuseppe Valditara. I tre professori di Lettera 150, gruppo di accademici che sostiene la tesi della ripresa in sicurezza, lanciano un appello alle istituzioni: «Se vogliamo che la imminente riapertura non sia effimera, se vogliamo evitare la chiusura di centinaia di migliaia di aziende, se vogliamo che milioni di lavoratori non perdano il posto di lavoro, occorre cambiare rotta. Bisogna iniziare subito a fare tamponi di massa». Undici gli argomenti citati per dimostrare che ciò «è necessario, ed è possibile».


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LA RIFLESSIONE
Ecco infatti i passaggi della loro riflessione. «Finora nelle regioni italiane si è fatto un numero insufficiente di tamponi giornalieri per abitante», ma come rileva la Fondazione Hume (di cui Ricolfi è presidente), «più tamponi, meno morti», tanto che «persino l'Oms ora caldeggia l'esecuzione di tamponi di massa». Secondo uno studio dei docenti Francesco Curcio e Paolo Gasparini, «utilizzando le esistenti strumentazioni di laboratorio, e con una efficiente organizzazione, ogni regione potrebbe processare già oggi un numero notevolmente superiore di tamponi». 

Con quale costo? Intorno ai 15 euro, «utilizzando reagenti almeno in parte prodotti nei laboratori di ricerca», anche se comunque «molte imprese private» si sono rese disponibili a finanziare campagne e macchinari, come quelli di ultima generazione che «arrivano a processare fino a 10.000 tamponi al giorno». Crisanti testimonia che «la capacità di fare tamponi in grande numero permetterebbe di contenere ed eliminare prontamente la trasmissione del virus in caso di sviluppo di focolai epidemici, come effettuato con successo a Vo'». 

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Secondo i firmatari, non bastano distanze, mascherine e app per consentire ai cittadini di tornare a «vivere nella pienezza dei propri diritti costituzionali», mentre attualmente si vieta «a persone sane di circolare liberamente sul territorio nazionale, di lavorare o di intraprendere iniziative economiche». 

Di qui il monito finale: «Senza una politica di tamponi di massa si avranno più morti, più danni alla salute, maggiori rischi di nuovi lockdown con conseguenze catastrofiche per la nostra economia».

LA PRUDENZA
Parole che richiamano la proposta lanciata nei giorni scorsi sul Gazzettino dal professor Nanni Deriu: «Confindustria, le varie associazioni di categoria e le forze trainanti dell'economia veneta, le fondazioni bancarie, non si sottrarrebbero a mio avviso ad un autorevole invito a collaborare ad un progetto mirato». 


All'insegna della prudenza è però il commento del governatore Luca Zaia: «Chiedermi se sono d'accordo sull'idea dei tamponi di massa, è come domandarmi se voglio bene alla mamma: certo che sì. Però chi firma gli appelli dovrebbe spiegare anche operativamente come si fanno e in che tempistica. Non lo dico per polemica, ma per dare la giusta informazione. Noi facciamo 10-15.000 tamponi al giorno, ma ci vogliono trasporti, operatori, macchine per processarli, a momenti neanche la macchina del professor Crisanti riesce a fare tutti i 9.000 tamponi al giorno. Abbiamo messo in rete tutte le Microbiologie, ci facciamo i reagenti in Veneto e dobbiamo spingere ancora per arrivare al piano da 20.000. Inoltre dobbiamo considerare che il tampone è una fotografia: se anche esaminassimo 100.000 veneti al giorno, ci metteremmo 50 giorni. Dopo un mese e mezzo, quell'istantanea avrebbe ancora un senso?». (a.pe.)
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Il Gazzettino