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PORDENONE «Un bambino delle elementari non può tornare a scuola perché la famiglia non può permettersi il tampone». L’allarme è stato lanciato ieri, 27 gennaio, dal consigliere regionale del M5s, Mauro Capozzella. E il caso fa riferimento a un allievo che frequenta una scuola primaria del centro di Pordenone. «È inaccettabile - attacca Capozzella - che un bambino non possa andare a scuola perché la famiglia non può permettersi di pagare i tamponi». Il costo calmierato, va ricordato, sarebbe di 15 euro per la fascia d’età dell’alunno. «La famiglia - spiega l’esponente pentastellato - non dispone delle risorse economiche per far fronte alla spesa richiesta dai tamponi che, per chi è in difficoltà, può essere effettivamente complicata da sostenere. Ci troviamo di fronte a una situazione di vera e propria discriminazione economica, per la quale a un bimbo viene negata l’istruzione obbligatoria. La Regione - conclude Capozzella - si faccia carico di situazioni di questo tipo, garantendo i tamponi gratuiti per chi altrimenti non potrebbe andare a scuola».
Il consigliere aveva fatto riferimento anche all’impossibilità per l’alunno di seguire le lezioni della sua scuola da casa, attraverso la didattica a distanza. Un fatto, però, smentito in presa diretta dalla dirigente dell’istituto, che ha spiegato come l’attivazione della Dad sia prevista sia in caso di positività che di quarantena. E a questo punto si innesta anche la seconda questione particolarmente importante. L’alunno, dal momento che non è ancora riuscito a fare un tampone e che era risultato contagiato dal Covid, per il sistema risulta tecnicamente ancora positivo. E proprio per questo fatto, non essendo guarito con in mano un referto ufficiale, non può fare rientro in classe. Si tratta a tutti gli effetti di un residente sottoposto alla misura dell’isolamento in quanto positivo.
«La scuola - ha proseguito sempre la dirigente - offre anche la possibilità di ottenere i mezzi per la didattica a distanza attraverso l’istituto del comodato.
Il Gazzettino