Mentre il governo ancora indugia nel fissare data e modalità di svolgimento del referendum che dovrà dire sì o no alla riforma della Costituzione -...
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Netta invece l’opposizione al referendum delle Giunte di centrodestra che guidano Veneto e Lombardia. In Comune a Padova, in mattinata, il governatore Zaia, presenti tra gli altri il sindaco Bitonci, gli assessori regionali Marcato e Coletto, il prof. Antonini, il segretario della Liga, Da Re, ha dato la prima spallata alla riforma. «Se un cittadino immagina il Veneto e l’Italia federalista sul modello della Germania deve votare no - dice Zaia - Questa riforma ci porterebbe più vicini alla Grecia: è un pericolo per la democrazia, fa saltare il pluralismo, non dà il federalismo, toglie competenze, le nostre scendono da 19 a 6. Noi crediamo nell’autonomia e per questo votiamo no. Se qualcuno invece vuole vivere in uno Stato ancora più centralista, che voti pure sì». Il rischio, per il governatore leghista, è che «il Veneto diventi come la Calabria e la Sicilia perchè la riforma lascia intatte tutte le specialità delle Regioni autonome e stringe le Regioni virtuose come il Veneto in un centralismo assoluto, un abbraccio mortale. Per fare un esempio: i consiglieri regionali siciliani sono i più pagati al mondo, a loro non si applicherà mai alcuna spending rewiew. Un errore drammatico, che non trasforma la regione siciliana in quella veneta, ma porta la sanità veneta ai livelli di quella siciliana». Il presidente della Giunta tocca anche il tasto dei costi, alla luce del fatto che la Giunta ha chiesto l’accorpamento con il referendum sull’autonomia del Veneto: «Stiamo trattando col governo che vuole negarci un election day e farci sprecare 14 milioni. Se andrà così, a questo punto voglio che il nostro referendum si celebri prima di quello di Renzi». Così, ricapitola Luca Zaia, «per non dire definitivamente addio ai costi standard, alla possibilità del buon governo dobbiamo votare massicciamente, quasi un plebiscito, per l’autonomia del Veneto in autunno».
Altrettanto deciso il governatore Maroni (nel comitato per il no anche Fi e FdI) che sposta il tiro sul terreno politico: «Se vince il no, Renzi dovrebbe dimettersi e dovremmo andare ad elezioni anticipate. Questa riforma sarebbe un danno per i cittadini, si cancella l’autonomia di Regioni e Comuni. È un ritorno indietro di oltre 30 anni».
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Il Gazzettino