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ROVIGO - Un’auto d’epoca, una vecchia Mercedes 230C, con più di mezzo secolo di storia, custodita con cura da un 86enne, vandalizzata con graffi sulla carrozzeria e con il celebre logo con la stella a tre punte dentro al cerchio che campeggiava sul cofano, staccato di netto. Un gesto grave, ma a rendere ancora più intollerabile la vicenda sono state proprio le scritte che sono state realizzate intaccando la tanto vecchia quanto curata vernice marrone della Mercedes. In particolare, un “Muori infame” e una svastica, la croce uncinata simbolo del nazismo. Proprio questo segno, tracciato da qualcuno che probabilmente non è in grado nemmeno di capirne il significato profondo e la portata, ha reso quei graffi sul portellone del bagagliaio dell’auto d’epoca, tenuta come un gioiello, un gesto molto più grave di quanto già non fosse e difficilmente inquadrabile come una semplice ragazzata. Seppure ad agire sembrerebbero essere stati proprio dei ragazzini che dall’alto della propria stupidità si sono firmati “Tsf gang”. Una sedicente baby gang che trova soddisfazione nel disegnare una svastica sull’auto d’epoca di un anziano.
L’AMAREZZA
La vittima è rimasta sconfortata e non tanto per il danno in sé, anche se quei graffi non sono coperti dall’assicurazione, quanto perché si è sentito aggredito personalmente e in modo violento e brutale.
L’INDAGINE
L’atto risale al 2 febbraio, ma emerge ora. È quel giorno che l’87enne ha parcheggiato al multipiano la sua Mercedes, trovandola sfregiata l’indomani, quando nel primo pomeriggio è tornato a prenderla. La prima domanda che i carabinieri gli hanno fatto è se quella svastica fosse un attacco diretto a una sua attività politica o peggio ancora a una sua appartenenza religiosa. Ma l’anziano ha subito chiarito di non essere mai stato attivo politicamente e di non aver origini ebraiche. Questo nulla toglie alla gravità del gesto di cui è stato vittima. Un gesto del quale non riesce a darsi una spiegazione perché non risulterebbe aver avuto diverbi o litigi. Una spiegazione, banale, ma come ha ben sottolineato Hannah Arendt proprio sul tema dei crimini del nazismo, a volte il male nasce proprio da comportamenti banali, da superficialità, potrebbe essere nella targa dell’auto. Una targa di quelle vecchie, che solo chi ha qualche anno sulle spalle ricorda, prima della decisione dell’Unione europea di standardizzarne il formato: erano nere, con lettere e numeri bianchi preceduti dalla sigla della provincia di immatricolazione di color arancione. Nel caso di questa Mercedes, “TO”, Torino, ovvero la città della Juventus. Una spiegazione calcistica”, che sembra però poggiare su presupposti esili, anche perché i ragazzi che hanno agito, tutti nati nel nuovo millennio, difficilmente conoscono il significato di quel “TO” arancione. Come forse non conoscono nemmeno il significato di quella croce uncinata. Il “Muori infame”, però, lo capisce anche uno sciocco bambinetto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino