I superstiti del Vajont dal Papa per il sessantesimo anniversario: «I soccorritori gocce che hanno creato un’ondata di bene»

LONGARONE - «Voi portate a Roma, presso la tomba dell’Apostolo Pietro, un pesantissimo carico di memoria e di sofferenza»: ha esordito così papa...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

LONGARONE - «Voi portate a Roma, presso la tomba dell’Apostolo Pietro, un pesantissimo carico di memoria e di sofferenza»: ha esordito così papa Francesco rivolgendosi ai superstiti e sopravvissuti del Vajont ricevuti ieri in udienza privata. Il pontefice ha poi proseguito: «Già solo con la vostra presenza rappresentate un’ondata di speranza – un’espressione quest’ultima che nel testo originale è scritta in corsivo con allusione all’onda di 60 anni fa - voi siete un’onda di vita. Infatti a quell’ondata di annientamento e distruzione avete risposto con il coraggio della memoria e della ricostruzione». 

I SOCCORRITORI

E ancora: «Penso a tutte le gocce silenziose che hanno formato questa grande ondata di bene: ai soccorritori, ai ricostruttori, ai tanti che non si sono lasciati imprigionare dal dolore ma hanno saputo ricominciare. Voi siete artefici e testimoni di questi semi di risurrezione, che forse non fanno molta notizia, ma sono preziosi agli occhi di Dio. Grazie per la vostra testimonianza. Poi un riferimento alla tenacia dei montanari: «E com’è nell’indole della vostra gente avete fatto tanto bene senza molte parole, ma con grande impegno e concretezza, rimboccandovi le maniche: così avete riedificato con cura lì dove l’incuria aveva provocato distruzione». Subito dopo il passaggio a temi cari al Papa: «A causare la tragedia non furono sbagli di progettazione o di realizzazione della diga, ma il fatto stesso di voler costruire un bacino artificiale nel luogo sbagliato. E tutto ciò perché? In ultima analisi per aver anteposto la logica del guadagno alla cura dell’uomo e dell’ambiente in cui vive; quell’ondata che portò disperazione era provocata dall’avidità. Ciò è estremamente attuale: non mi stanco di ripetere che la cura del creato non è un semplice fattore ecologico, ma una questione antropologica: ha a che fare con la vita dell’uomo, così come il Creatore l’ha pensata e disposta, e riguarda il futuro di tutti. E voi, di fronte alla tragedia che può scaturire dallo sfruttamento dell’ambiente, testimoniate la necessità di prendersi cura del creato. Ciò è essenziale oggi, mentre si sta sgretolando la casa comune, e il motivo è ancora una volta l’avidità di profitto, un delirio di guadagno e di possesso che sembra far sentire l’uomo onnipotente. Ma è un grande inganno questo, perché siamo creature e la nostra natura ci chiede di muoverci nel mondo con rispetto e con cura, senza annullare, anzi custodendo il senso del limite, che non rappresenta una diminuzione, ma è possibilità di pienezza. Chi non sa custodire il limite, mai potrà andare avanti».

SAN FRANCESCO

L’ultima riflessione del pontefice è scaturita dalla figura di san Francesco: «Vorrei condividere con voi ancora un pensiero. Quest’anno ricorre l’ottavo centenario della composizione del Cantico delle creature di San Francesco, patrono d’Italia. Il poverello di Assisi chiama il sole, la luna, le stelle, il vento, il fuoco ed altri elementi, fratelli e sorelle, e li chiama così perché le creature sono parte di un’unica “rete viva di bene”, disposta amorevolmente dal Signore per noi» E «loda il Signore per sor’acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Utile e umile, eppure diventata tremenda e distruttiva nel caso del Vajont, oppure inaccessibile per tanti che oggi, nel mondo, soffrono la sete o non hanno acqua potabile. Abbiamo bisogno dello sguardo contemplativo, dello sguardo rispettoso di san Francesco per riconoscere la bellezza del creato e saper dare alle cose il giusto ordine, per smettere di devastare l’ambiente con logiche mortifere di avidità e collaborare fraternamente allo sviluppo della vita. Voi lo fate, custodendo la memoria e testimoniando come la vita possa risorgere proprio là, dove tutto era stato inghiottito dalla morte”. Un discorso che il papa ha chiuso lodando “la consistenza benefica e tenace del vostro tessuto comunitario» e chiedendo di pregare per lui.

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino