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TREVISO - Architetti, ingegneri, geologi, periti industriali lanciano un grido d’allarme: le norme in arrivo rischiano di bloccare i benefici effetti sul settore dell’edilizia del Superbonus 110%, della cessione del credito e dello sconto in fattura. Col concreto rischio di bloccare i tanti cantieri aperti in città e non solo.
Lo dicono a gran voce gli ordini professionali provinciali in un documento congiunto che da un lato sottolinea il rilancio di un settore messo a dura prova dalla pandemia e, dall’altro, evidenziano come le novità in arrivo rischino di fermare tutto. «Il rischio - sottolineano i quattro ordini - è che molti interventi legati a queste incentivazioni rimangano sulla carta ostaggi di tempistiche inadeguate, rincaro dei prezzi, impossibilità di approvvigionamento dei materiali e norme fiscali cambiate in corsa con valore retroattivo».
IL QUADRO
I professionisti avanzano quindi due richieste: la prima riguarda la proroga della scadenza al 30 giugno legata agli edifici unifamiliari posseduti da soggetti con Isee superiore a 25mila euro, che costituiscono un settore importantissimo dello stock edilizio. «Rileviamo dal nostro osservatorio - dicono i professionisti del settore - che moltissimi interventi legati alle unifamiliari stanno per partire solo ora con grandi ritardi dovuti alla burocrazia degli accessi agli atti e a norme in continuo cambiamento.
LOTTA ALLE FRODI
La seconda richiesta riguarda invece la modifica della retroattività delle misure anti-frode messe in campo. Nelle scorse settimane il Governo assieme all’Agenzia delle Entrate ha introdotto una misura anti-frode retroattiva che ha riguardato i Bonus ordinari del 50% e del 65%, oltre al bonus facciate al 90%. «Questo provvedimento mira ad equiparare il trattamento dei bonus ordinari alla stregua del Superbonus 110%, cambiando di fatto la modalità di cessione del credito o dello sconto fattura non solo per il contribuente finale, ma anche per gli attori in campo (professionisti e ditte), con la richiesta di provvedere all’obbligo del visto di conformità e della congruità dei prezzi relativamente a fatture e pagamenti già emessi per quei lavori già svolti di cui si voglia procedere a fare la cessione del credito o a richiedere lo sconto fattura. Tutto questo in maniera retroattiva. Siamo certi che la norma non sia incostituzionale? Non si può accettare una norma che richiede valutazioni e asseverazioni retroattive rispetto ad attività professionali e di mestieri già eseguiti, mettendo in crisi tutto il comparto. Ciò che vogliamo scongiurare è l’atteggiamento vessatorio di provvedimenti che potrebbero lasciare sul tappeto non solo molti contribuenti, ma anche molti professionisti e artigiani, che con difficoltà si sono adoperati in quest’anno a portare avanti progetti con le continue modifiche apportate da parte dell’Enea o dell’Agenzia delle Entrate». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino