Pordenone. Superbonus in fumo, lavori mai iniziati: per l'Ater il buco è di 30 milioni di euro

Un vero problema per l'ente pubblico che ha già sistemato palazzine per oltre 60 milioni di euro

Lavori
Non ci sono solamente decine di migliaia di cittadini, alle prese con il contraccolpo dovuto all'abbandono del Superbonus 110 per cento. Nella "rete" ci sono finiti...

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Non ci sono solamente decine di migliaia di cittadini, alle prese con il contraccolpo dovuto all'abbandono del Superbonus 110 per cento. Nella "rete" ci sono finiti anche i colossi pubblici. Un esempio su tutti, l'Ater. In questo caso di Pordenone e in misura molto minore di Udine. In regione, infatti, proprio approfittando del trampolino rappresentato dalla misura bonus introdotta dal governo Conte, le aziende per l'edilizia a canoni agevolati avevano varato diversi maxi-piani per ammodernare le palazzine che ospitano le case popolari. Molti lavori sono andati fortunatamente a buon fine, ma la svolta impressa dal governo Meloni dall'inizio di quest'anno se da un lato ha sollevato l'Esecutivo da una spesa monstre dall'altro ha generato un "buco" che adesso anche le Ater devono in qualche modo provare a tappare.

Buco da 30 milioni: lavori mai realizzati

Si entra maggiormente nel dettaglio dando spazio ai numeri e partendo dalla situazione che si è venuta a creare in provincia di Pordenone. L'Ater del Friuli Occidentale è stata tra quelle che hanno puntato maggiormente sul Superbonus 110 per cento per ristrutturare decine di palazzine che ormai sentivano i segni del passare del tempo. Nel dettaglio, ad oggi risultano completati i cantieri dal valore di 62 milioni di euro. Significa che per tutti questi lavori non c'è più bisogno di espletare procedure burocratiche. È andata a buon fine la lunga trafila legata al bonus del governo. E le palazzine ora hanno tutto un altro aspetto, oltre ad aver guadagnato notevoli prestazioni energetiche. Ma c'è anche l'altro lato della medaglia e riguarda i cantieri partiti più tardi oppure non ancora iniziati. Siamo sempre nel territorio del Friuli Occidentale e il valore è di ben 30 milioni di euro. Eccolo, quindi, il "buco" causato dallo stop al Superbonus 110 per cento in casa Ater. Il caso va spiegato nei dettagli. «Si tratta - spiega il direttore Lorenzo Puzzi - di lavori che erano stati contrattualizzati e che non sono ancora stati eseguiti». Cosa succede, quindi? L'Ater, nello specifico, ha chiesto alle ditte che non avevano avviato i cantieri di ricontrattualizzare i lavori. Ma a questo punto, però, il bonus non è più del 110 per cento, ma del 70 per cento. E fa tutta la differenza del mondo, dal momento che l'azienda, così come accade per i privati cittadini, si ritroverebbe a dover pagare il restante 30 per cento. E il tutto per dei cantieri pensati e stabiliti quando l'ipotesi era quella di effettuare i lavori praticamente in forma gratuita.

Cosa fare

Cosa si può fare per evitare un salasso di queste dimensioni? La procedura è più o meno la stessa, sia che a percorrerla sia il proprietario di una casa privata che il gestore di un patrimonio di natura pubblica. Intanto i lavori devono essere ricontrattualizzati. Il vecchio "patto" non vale più, bisogna siglarne un altro. Ma il rischio di dover pagare anche quello che prima non si doveva pagare è piuttosto alto. Due sono le soluzioni alla portata: accettare di mettere a bilancio una somma non prevista, pari al 30 per cento di opere che in questo caso sono milionarie oppure adire le vie legali. In questo secondo caso si procede prima con l'ok alla ripartenza del cantiere e successivamente ci si rivale sulle ditte che non hanno iniziato i lavori quando esisteva ancora la norma legata al Superbonus 110 per cento a livello nazionale. 

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Il Gazzettino