Superbonus 110 per cento perso, risarcita una coppia: a pagare dovrà essere l'impresa

Un cantiere
Il Superbonus 110% era l’occasione per sistemare la casa realizzata nel 1967. Non è andata così per una coppia del Pordenonese che, dopo aver stipulato un...

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Il Superbonus 110% era l’occasione per sistemare la casa realizzata nel 1967. Non è andata così per una coppia del Pordenonese che, dopo aver stipulato un contratto “chiavi in mano” con un’impresa della provincia di Gorizia, ha perso il contributo e per vedersi restituire l’acconto ha dovuto avviare una causa civile. Il giudice Francesco Tonon ha riconosciuto non solo le clausole vessatorie del contratto firmato dalla coppia, ma anche disposto un risarcimento di 55.829 euro, calcolato sul diritto alla detrazione Superbonus 110% (48mila euro) su una spesa di 103.829. È il danno - indica il giudice nella sentenza - causato sotto forma di perdita di chance alla coppia pordenonese.


LA CAUSA

La vicenda ripercorsa in Tribunale dall’avvocato Antonio Malattia risale a metà 2021. La coppia firma a gennaio un contratto in cui la ditta goriziana dichiara di essere in grado di terminare, inoltre si assume l’incarico di coordinare e raccogliere la progettazione necessaria e di avvalersi di professionisti. Il tutto entro le scadenze previste dalla legge per la fruire il Superbonus 110%. La ditta, tuttavia, si concede la facoltà di recesso una volta visionati i progetti. La coppia versa un acconto di 2.500 euro e avvia la sanatoria per alcune pertinenze che nulla hanno a che fare con il futuro cantiere. Fatta la sanatoria per il garage, pagata l’oblazione a luglio 2021, comunicano comunque alla ditta di aver risolto la pendenza. Ma i lavori non partono e i tempi stanno per scadere. Dall’impresa edile nessuna risposta, neanche alle mail certificate. «Ha risposto a inizio 2022 - spiega Malattia - quando ho inviato una comunicazione, sostenendo che non sarebbe stati in grado di svolgere tutti i lavori entro settembre».


LA GIUSTIFICAZIONE

La ditta ha addossato la colpa alla coppia, facendo leva sul fatto che il Comune ha perfezionato i documenti della sanatoria soltanto a dicembre. «I miei assistiti - spiega Malattia - a giugno avevano trovato un’altra impresa, ma il contratto li vincolava alla precedente e si sono fermati. A febbraio, quando è stato chiaro che la ditta goriziana non avrebbe fatto i lavori, non sono riusciti a trovare altre imprese e così, nell’impossibilità di fare i lavori, hanno perso anche il Superbonus». Il legale ha avviato una causa civile che, come primo effetto, ha sortito la restituzione della caparra di 2.500 euro. L’impresa, di tutto quello che si era impegnata a fare circa la valutazione energetica del fabbricato e la progettazione, non aveva fatto nulla. La ditta - osserva il giudice nella sua sentenza - «con tale comportamento ha tenuto contrattualmente vincolati gli attori per oltre un anno con la prospettiva di dar corso ai lavori in regime di Superbonus 110%, senza poi in realtà far nulla di quanto era stato contrattualmente pattuito».


IL DANNO

Il Tribunale ha evidenziato che la coppia non è stata più in grado di reperire altre imprese per concludere i lavori nei tempi utili per usufruire del contributo. Certo, i lavori previsti nel contratto potranno essere realizzati in futuro, ma senza bonus o con detrazioni inferiori, da qui la perdita di chance. 

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Il Gazzettino