Agente di polizia penitenziaria si spara con l'arma di ordinanza

Il carcere Due Palazzi a Padova
PADOVA - Un assistente capo coordinatore del Corpo di Polizia penitenziaria, 50enne originario della provincia di Taranto e da molti anni in servizio nella casa di reclusione di...

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PADOVA - Un assistente capo coordinatore del Corpo di Polizia penitenziaria, 50enne originario della provincia di Taranto e da molti anni in servizio nella casa di reclusione di Padova, si è tolto la vita con l'arma di ordinanza. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.


«Siamo sconvolti - dichiara Donato Capece, segretario generale del Sappe - sembra non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. L'uomo era benvoluto da tutti, sempre allegro e simpatico. Faceva servizio nella Portineria del carcere. Nessuno mai ha percepito un suo disagio. È importante evitare strumentalizzazioni, ma è fondamentale e necessario comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l'attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto».

«Al ministro Bonafade e ai Sottosegretari Andrea Giorgis e Vittorio Ferraresi chiedo un incontro urgente per attivare serie iniziative di contrasto al disagio dei poliziotti penitenziari. Questo è il secondo suicidio nelle file della Polizia Penitenziaria dall'inizio dell'anno - aggiunge Capece - Lo scorso anno sono stati 11 gli agenti che si sono tolti la vita: il ministero della Giustizia e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non possono continuare a tergiversare su questa drammatica realtà. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare un'apposita direzione medica, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell'amministrazione penitenziaria. Rinnovo il mio appello al ministro Bonafede: non si può e non si deve perdere altro tempo su questa grave, inquietante ma ancora troppo trascurata drammatica realtà». 
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Il Gazzettino