JESOLO - Lei voleva tutt'altro. La conclusione è la più banale tra quelle possibili, su questo non c'è dubbio, eppure la differenza sta tutta...
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LA RICOSTRUZIONE
Gli agenti del commissariato di Jesolo hanno ricostruito nel dettaglio la nottata degli orrori. La ragazzina è in vacanza con un'amica (e suo padre) a Bibione. Le due, mercoledì, decidono di raggiungere un gruppo di amici a Jesolo per la serata. Nulla di strabiliante: la compagnia non si muove da piazza Mazzini e, in particolare, dalla Capannina Beach, il noto chiosco-locale sull'arenile, punto di ritrovo per migliaia di giovani che frequentano l'estate jesolana. Il gruppo, nell'arco della serata, avrebbe bevuto qualche drink, ma secondo alcuni testimoni nessuno sarebbe stato particolarmente ubriaco o alterato da spingersi oltre ragione. È qui che la 15enne conosce quel ragazzo. Parlano un po', poi i due escono dal locale insieme verso la spiaggia.
L'idea è quella di trovare un momento (e uno spazio) per rimanere soli. Per accedervi devono scavalcare una staccionata bianca alta circa un metro, non esattamente una barriera invalicabile. Questo momento, con i due giovani a passeggio verso gli ombrelloni, ripreso da uno delle telecamere, è l'ultimo prima del buio. Sono le tre del mattino. La ragazza ricompare alle 5.30, all'ufficio informazioni del consorzio. «Piangeva e tremava come una foglia - racconta Natalino Bottan, gestore dello stabilimento - abbiamo capito subito la gravità della situazione». La violenza è avvenuta in quell'angolo morto della spiaggia, scoperto dai controlli e dalle perlustrazioni, quantomeno per quelle due ore. In lacrime, sotto choc, racconta l'accaduto, accorrono anche gli amici. Viene portata in ospedale a San Donà, viene ricoverata e assistita dal personale dell'Ulss e, in particolare, dagli psicologi. La ragazza, poi dimessa, è tornata a casa dai genitori.
CACCIA ALL'UOMO
La polizia, ora, sta concentrando le indagini sul responsabile della violenza. L'identikit fornito dagli amici e le immagini delle telecamere sembrerebbero aver dato una direzione precisa alle ricerche: il giovane africano che era con lei parrebbe appartenere alla schiera di pusher che, da mesi, tiene sotto scacco le notti di piazza Mazzini. Un gruppetto consolidato, che trova terreno fertile nella Movida jesolana e che agisce con la strafottenza di chi non teme ripercussioni. Non solo. Lo spacciatore, infatti, sarebbe un volto noto anche alla scena mestrina. Sul caso è intervenuto anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini: «Ci sono tantissimi criminali italiani, ma i reati commessi da stranieri sono 700 al giorno: vorrei ridurre questa percentuale anche per rispetto degli immigrati regolari. Sono 5 milioni su 60 milioni, l'8 per cento, non possono commettere un terzo dei reati».
(Ha collaborato Giuseppe Babbo) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino