Pordenone. Allarme stupri: sei casi in otto mesi. Violenze soprattutto tra le mura di casa. Ma tante donne non denunciano

Pordenone. Allarme stupri: sei casi in otto mesi. Violenze soprattutto tra le mura di casa. Ma tante donne non denunciano
PORDENONE - Sei violenze sessuali da settembre 2022 ad aprile 2023. Sono quelle che sono passate dal nuovo ambulatorio per le malattie sessualmente trasmissibili che è...

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PORDENONE - Sei violenze sessuali da settembre 2022 ad aprile 2023. Sono quelle che sono passate dal nuovo ambulatorio per le malattie sessualmente trasmissibili che è stato aperto dallo scorso settembre nella Cittadella della salute in via Montereale. Un numero che fa impressione perchè in questo caso le violenze sessuali sono quelle che si consumano prevalentemente nelle case private. Spesso tra marito e moglie o tra compagno e compagna. Quelle in cui la moglie subisce gli abusi e non ha nè la forza, nè la possibilità (economica e spesso anche psicologica) di denunciare. È un mondo oscuro, fatto di violenze che restano tra le quattro mura e che colpisce anche Pordenone e la sua provincia.


I NUMERI
A mettere nero su bianco una cifra che senza dubbio deve far riflettere è stato, come detto, il nuovo ambulatorio per le malattie sessualmente trasmissibili dove le persone che sono state abusate si rivolgono per sottoporsi ad accertamenti medici legati alla possibilità di aver contratto malattie che possono infettare il corpo della vittima già provata dalla violenza, con liquidi organici e contatti stretti. «C’è subito da precisare, però - spiega la dottoressa Barbara Pellizzari, responsabile dell’ambulatorio - che stiamo parlando in alcuni casi di sospette violenze sessuali, in altri di persone che si erano rivolte al pronto soccorso prima dell’apertura dell’ambulatorio ed ora vengono inviate da noi per il percorso di verifica e infine - spiega ancora - anche di soggetti che non hanno voluto denunciare il possibile caso di abuso». Da aggiungere che al pronto soccorso è stato formati personale specializzato per questi casi. Resta il fatto che se da un lato è vero che le violenze sessuali brutali, come quella accaduta giorni fa a Milano, a Pordenone fortunatamente di fatto non ce ne sono (si deve tornare indietro di alcuni anni per un caso violento accaduto al parcheggio della Santissima), è altrettanto vero che quelle che si consumano nelle case sono altrettanto violente per chi le subisce. Un dato significativo: denunce per violenze sessuali complete in città lo scorso anno ce ne sono state due, mentre sono una ventina quelle denunciate che vanno dal palpeggiamento all’apprezzamento volgare e forte. Troppe. In ogni caso sempre troppe. 


PUNTA DELL’ICERBERG
Impossibile, invece, dare numeri al fenomeno delle violenze sessuali nelle case private. Non ci sono assolutamente indicazioni precise, neppure in una cittadina moderatamente piccola come Pordenone. Il numero sfugge per una semplice (e altrettanto drammatica) considerazione: le donne molto spesso non denunciano. Subiscono anche più volte gli abusi da parte di mariti e compagni e al massimo si rivolgono in forma anonima all’ambulatorio per le malattie sessualmente trasmissibili per fare una verifica di non aver contratto virus o altre patologie. Un’altra parte di donne, inoltre, si rivolge all’associazione “Voce donna” dove racconta quanto accaduto e per diverse ragioni, sempre legate alla debolezza legata alla questione economica, ai figli o alle convenzioni sociali, non denuncia.


L’AMBULATORIO


«La struttura - si legge nella nota che è stata inviata dall’Asfo - si rivolge alla popolazione sessualmente attiva e si occupa di malattie a trasmissione sessuale dal punto di vista epidemiologico, clinico - diagnostico, e preventivo, svolgendo attività di formazione ed informazione. Inoltre prende in carico, con l’effettuazione di screening definiti, i soggetti che sono stati oggetto di violenza sessuale ed inviati dal Pronto Soccorso e le persone che hanno subito un incidente biologico. Da settembre 2022 ad oggi sono state valutati 48 soggetti che hanno dichiarato di avere avuto dei rapporti sessuali a rischio o che comunque avevano bisogno di essere valutati per le malattie sessualmente trasmissibili, 14 persone che sono state a rischio biologico e sei che hanno subito violenza sessuale».

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Il Gazzettino