Picchiata dalle compagna di classe, le bulle restano impunite: «Non è accaduto a scuola»

Ragazza bullizzata
UDINE - La lite è nata a scuola, con uno zainetto gettato addosso alla compagna accusata di aver fatto la spia, ed è finita a botte all'esterno dello Stringher....

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UDINE - La lite è nata a scuola, con uno zainetto gettato addosso alla compagna accusata di aver fatto la spia, ed è finita a botte all'esterno dello Stringher. La famiglia della studentessa bullizzata contava sul fatto che il Consiglio di istituto avrebbe adottato un provvedimento disciplinare, come peraltro era successo in altre analoghe occasioni, nei confronti della ragazza che ha sfogato la sua rabbia con la violenza. Non è andata così. Al termine del contradditorio si è deciso di non adottare punizione perché la vittima è stata picchiata all'esterno della scuola. E quanto è «accaduto fuori - aveva sottolineato nei giorni scorsi la dirigente scolastica Monica Napoli - compete all'autorità giudiziaria».


Il Consiglio d'istituto ieri, 7 giugno, ha optato per un percorso educativo. Una scelta che non convince la famiglia della ragazza bullizzata: i genitori hanno avuto la percezione che la discussione si sia concentrata sul luogo in cui è successo l'episodio, piuttosto che sulla violenza che trae origine dalla richiesta di una prof di sapere di chi fosse la bomboletta lasciata sulla cattedra e usata per fare una fiammata. «La vittima ha risposto alla domanda dell'insegnante - afferma per l'associazione I nostri diritti, che si sta occupando del caso, Edi Sanson - Da parte della scuola non c'è stata un'immediata decisione dopo la prima aggressione all'interno dell'edificio, quando alla studentessa viene lanciato addosso lo zainetto. Poco importa se la seconda aggressione è avvenuta fuori dal cancello della scuola, tutto è nato all'interno dell'istituto».

La studentessa aggredita ha una prognosi di 10 giorni e ora teme il confronto con le compagne. L'associazione a cui i genitori si sono rivolti ha proposto per giovedì sera un incontro che avrà come tema il bullismo e la responsabilità giuridica sopra i 14 anni di età, nel tentativo di strappare una stretta di mano e trovare una conciliazione tra le ragazze. La sensazione è che gli altri studenti si sono schierati con le bulle. «La loro vittima invece non è stata tutelata dall'insegnante - osserva il rappresentante dell'associazione - L'aggressione delle 10 si poteva evitare, così come quella delle 12.50. È stata una punizione alla spia, filmata e fatta girare». I genitori delle ragazze per le quali ieri il Consiglio di istituto ha deciso un percorso educativo sono stati contattati da I nostri diritti e l'auspicio è che partecipino all'incontro di giovedì.
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Il Gazzettino