MESTRE - Santo Stefano di Cadore, a poche ore dal drammatico incidente del luglio scorso in cui sono morti il piccolo Mattia Antoniello, di due anni, suo papà Marco e...
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IL CONFORTO
«A quella festa di tre giorni racconta Elena Potente avevamo deciso di partecipare: eravamo felici all'idea ci fosse un'occasione di aggregazione nel weekend, in paese. Personalmente, vorrei sapeste che porto la comunità di Santo Stefano in tutti i frammenti del mio cuore. Ho saputo quasi subito che avevate deciso di annullare la festa e la cosa mi ha confortata in uno dei momenti peggiori della mia vita. Il vostro rispetto del nostro atroce e soffocante dolore mi hanno confortata e mi confortano ogni volta che penso a voi. Non conosco i vostri nomi né i visi, ma vi assicuro che pensare che ci siano "estranei" che mi sono così vicini mi dà la forza per andare avanti. Mi fa sentire meno sola, mi fa capire ancora una volta quanto l'essere umano è mosso dalla forza più grande: l'amore».
Elena Potente evidenzia come i volontari abbiano compiuto il gesto meno ovvio e più complicato, considerata la fatica e le spese sostenute. «Mesi di preparativi e aspettative non vi hanno impedito di fermarvi per l'immensità del dolore continua . Santo Stefano avrebbe potuto essere stato "il posto perfetto" da odiare e invece, al contrario, è diventato per me un luogo prezioso, che custodisco gelosamente nel mio cuore. Siamo tutti sconvolti dalla tragedia e nessuno di noi sarà più lo stesso. Ciascuno di noi si è reso conto di quanto siamo vulnerabili e di quanto ogni nostro gesto, in una frazione di secondo, possa fare la differenza. Ho "trovato" bellissime persone che mi hanno sostenuto nell'immediatezza dell'incidente e in seguito quando sono tornata».
La conclusione della bellissima lettera è dedicata ai ringraziamenti, dal più profondo, a nome proprio e delle famiglie Potente e Antoniello per quanto la comunità di Santo Stefano ha fatto. «I gesti sono più importanti delle parole e privare la vostra comunità di quella cifra per aiutare noi è commovente conclude Elena . Appena avrò la forza per farlo, tornerò a Santo Stefano sapendo di trovare madri, padri, figli, fratelli, sorelle, nipoti, zii, cugini, nonni, amici pronti a sostenermi anche solo con un abbraccio silenzioso, uno sguardo, un tocco di una mano, di una spalla. Grazie». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino