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SAONARA - La musica, la lettura e il ballo per sconfiggere ogni forma di violenza sulle donne. Villa Valmarana a Saonara ha accolto ieri un momento di ricordo in occasione dei 25 anni dall’omicidio di Tamara Gobbo e Diana Olivetti, rispettivamente originarie di Saonara e Albignasego. Per volontà dei parenti delle vittime e dell’amministrazione comunale, è stata una giornata concentrata sulla bellezza del mondo femminile, dell’arte e della gioia. Non c’è stato spazio per ricordare quanto accaduto un quarto di secolo fa. Si sono versate troppe lacrime nel ricordare una vicenda tanto tragica: l’omicidio delle due ragazze nel parco della Maiella per mano di un pastore macedone.
LA PARTECIPAZIONE
Alla giornata di ricordo hanno partecipato quasi duecento ospiti. Si sono esibiti la cantante saonarese Ginevra Daz e le artiste dalla Dance Sky Land che hanno proposto coreografie molto applaudite. C’è stato anche un momento di riflessione, grazie alle letture proposte dall’associazione culturale Namastè - Favolando.
«É stato uno spettacolo - ha affermato l’assessore alla cultura Nicole Maritan - nel quale si sono esibite giovani ragazze talentuose del nostro territorio, che hanno intrecciato diverse forme d’arte, dal canto al ballo, alla lettura, in una delle location più belle che Saonara può offrire». Presente l’intera amministrazione comunale di Saonara con il sindaco Michela Lazzaro e i rappresentanti del comune di Albignasego tra i quali l’assessore Anna Franco. Hanno partecipato all’evento i genitori delle due ragazze scomparse tragicamente 25 anni fa che a fine cerimonia sono stati omaggiati con un mazzo di fiori dal primo cittadino Michela Lazzaro. «Il messaggio che vogliamo lanciare da questa giornata - ha detto il primo cittadino - è che il mondo femminile deve essere tutelato.
LA VICENDA
Il 20 agosto 1997 le sorelle Diana e Silvia Olivetti insieme all’amica Tamara Gobbo sono in vacanza in Abruzzo. Quella mattina di 25 anni fa decidono di effettuare un’escursione alle pendici della Maiella, nel cuore dell’Abruzzo appenninico. Obiettivo delle tre ragazze è raggiungere la cima del Monte Morrone che sovrasta la città di Sulmona. Dopo circa due ore di cammino le tre amiche arrivano a Mandra Castrata. Si imbattono in uno sconosciuto. Una delle ragazze, con la massima semplicità, gli chiede se stanno seguendo la strada giusta per arrivare alla cima. Non possono sapere che la persona a cui hanno chiesto un’informazione si trasformerà nel loro carnefice. L’assassino le segue nel cammino, armato. Prima spara contro Silvia e la ferisce gravemente, poi si accanisce contro Tamara e la uccide. Ma non è contento, deve ancora completare l’opera. Diana, che nel frattempo cercava di fuggire, viene freddata senza pietà. L’unica superstite, Silvia, riesce a chiedere aiuto. Viene trasportata in ospedale e si salverà. Per le altre due non c’è scampo. Viene bloccato il presunto assassino, è un pastore di nome Halivebi Hasani, detto Alì. Viene riconosciuto dalla superstite e arrestato. Non è dato sapere cosa abbia scatenato la sua malvagità. Nel 1999, due anni dopo la tragedia, la Corte d’Appello de L’Aquila condanna all’ergastolo il bruto.
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Il Gazzettino