Strage del "Filippin": «Guidava Mattia», risarcimento ai De Leo per i due figli morti

Mattia, al centro, con gli amici
RIESE PIO X - Confermato il primo grado: alla guida dell'auto, la sera della tragedia il 5 aprile 2005, c'era l'allora 18enne Mattia Tindaci. A dirlo nella...

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RIESE PIO X - Confermato il primo grado: alla guida dell'auto, la sera della tragedia il 5 aprile 2005, c'era l'allora 18enne Mattia Tindaci. A dirlo nella sentenza sono i giudici civili della Corte d'Appello di Venezia. L'incidente avvenne a Riese Pio X: con 4 amici tornava verso casa dal vicino collegio Filippin. Oltre a Mattia  nello schianto morirono i fratelli Nicola e Vittorio De Leo, di 17 e 18 anni. Rimasero invece feriti Francesca Volpe e Alessandro Faltinelli. Sposando le tesi dei colleghi di primo grado, vengono confermati i risarcimenti per la famiglia De Leo: 700mila euro per ciascuno dei fratelli. Avendo stabilito che al volante c'era Mattia Tindaci, ai suoi parenti non andrà nulla.

Tra le lamiere accartocciate a cavarsela miracolosamente furono Francesca Volpe, figlia di un primario e una donna magistrato, e Alessandro Faltinelli. L'auto che si schiantò contro un palo, era della famiglia Volpe. Dopo l'incidente la proprietaria si ricordava solo che alla guida dell'auto c'era Mattia, che aveva solo il foglio rosa. Lei e Faltinelli erano davanti sul sedile del passeggero, mentre i fratelli De Leo erano sul sedile dietro. Durante l'inchiesta Volpe patteggiò per aver consentito di guidare a Mattia.
Dal processo penale si è passati alla discussione dei risarcimenti delle assicurazioni nella causa civile. Ed è in questo contesto che la famiglia Tindaci ha provato a dimostrare che le dichiarazioni dei testimoni venissero smentite dalle perizie. nella sostanza: nessuna certezza che al volante ci fosse il 18enne Mattia. I motivi? Il Dna rintracciato sulla cintura di sicurezza do chi stava seduto al volante della Fiesta non sarebbe stato compatibile con quello di Mattia. Non solo. La scomparsa delle fotografie dell'incidente, che avrebbero potuto essere utilizzate per dimostrare che non c'era Mattia Tindaci al volante della Fiesta. Foto che la Stradale, alla quale si era rivolta la famiglia del 18enne, non riusciva più a trovare. Perché sono state distrutte.
DECISIVA

Nell'udienza del 22 gennaio 2013 un agente della Stradale (sul luogo il 5 aprile 2005) ha raccontato di aver scattato delle foto. «Fotografai - disse - il volto del conducente». Ma quella foto non c'è più. E nonostante anche il Dna non confermasse che al volante dell'auto ci fosse il 18enne, i giudici veneziani sono giunti alla stessa conclusioni dei colleghi di Treviso. E nonostante l'amarezza della famiglia Tindaci, hanno confermato sia i risarcimenti per un milione e 400mila euro alla famiglia De Leo che a guidare la Fiesta fosse Mattia. Ora bisognerà capire se la famiglia Tindaci deciderà di ricorrere in Cassazione per capovolgere l'esito della causa.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino