«Arrivare in ospedale un'odissea. Ma in questa bella valle ci sono anche gli ammalati, e noi siamo isolati»

La denuncia della moglie che ha accompagnato il marito alla chemioterapia attraverso strade innevate: "Chiusa la sp 251, ma ci si rende conto solo ora che per migliorare l'alternativa sp 347 non si è fatto nulla?"

La strada che ha dovuto affrontare la signora con il marito malato in auto
VAL DI ZOLDO - «In questa bellissima valle ci sono anche gli ammalati». Lo dice una signora - che chiede di rimanere anonima per tutelare la privacy del congiunto -...

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VAL DI ZOLDO - «In questa bellissima valle ci sono anche gli ammalati». Lo dice una signora - che chiede di rimanere anonima per tutelare la privacy del congiunto - che vive in Zoldo e che ieri, come da un po' di tempo a questa parte, ha dovuto accompagnare il marito all'ospedale di Belluno per una seduta di chemioterapia. Un viaggio doloroso per le condizioni del marito. E che alla normale fatica di percorrere 40 e più chilometri di strada, in questo periodo ne deve aggiungere un'altra, suppletiva, perché la strada provinciale 251 che collega la valle a Longarone e a Belluno, è chiusa ininterrottamente dalla sera del 22 marzo quando, per la seconda volta in pochi giorni, è divampato un incendio. Una testimonianza, quella della signora, che non ha bisogno di spiegazioni e didascalie perché dice tutto delle difficoltà di questa situazione. Ma dice anche che ora i nodi vengono al pettine.

LO SFOGO
Come è possibile, si chiede infatti, accorgersi solo ora che il passo Duran è stretto e poco sicuro? Scrive quindi la signora di Zoldo: «Questa mattina siamo dovuti scendere all'ospedale di Belluno partendo da Zoldo , dove abitiamo. Mio marito, malato da qualche mese, deve raggiungere il San Martino per la chemioterapia». «Quando siamo partiti nevicava; la salita fino al passo Duran non è andata male, la strada era pulita, purtroppo dal passo in poi, scendendo verso Agordo, la strada era completamente bianca e parecchio scivolosa, oltre che stretta. Difficile è fare questa strada o gli altri passi - Staulanza o Cibiana - con una persona che non sta bene, figuriamoci con la neve. Ma viviamo in Zoldo ed è così, in questa bellissima Valle ci sono anche gli ammalati». E che le condizioni della strada fossero quelle descritte dalla signora costretta a percorrere il Duran ieri mattina, è documentato anche dalla fotografia. Che a dire la verità restituisce poco della reale situazione, perché più a valle, essa appariva  ancor più innevata. Ma quello che appare nettamente è che dalla parte zoldana nella notte si è provveduto a ripulire la sede stradale dalla neve caduta e che altrettanto non è stato fatto in territorio agordino.

STRADE PULITE


Il confine amministrativo, sancisce anche il confine della cura. E altrettanto era accaduto anche il giorno prima, come hanno raccontato altri zoldani che hanno percorso lo stesso passo per arrivare sino a Belluno. La lettera continua così: «Da quando la strada del Canale, quella che collega il Comune di Val di Zoldo con Longarone, è chiusa, da quando le chiusure di questa strada, la provinciale 251, si verificano sempre più spesso, ho pensato più volte di non poter più vivere in Zoldo. Ma in Zoldo abbiamo la nostra casa, qui è il nostro posto». Infine un'osservazione ed una valutazione che ha il sapore di un'accusa verso che ha il compito di garantire una viabilità sicura: «Vorrei dire due parole anche a proposito della strada provinciale 347 per quanto riguarda il tratto che da Goima, in territorio comunale di Val di Zoldo, arriva a La Valle Agordina: lo vediamo adesso che non è stato fatto alcun lavoro per migliorarla? Eppure è questa l'alternativa alla sp 251». Ed è innegabile che percorrere la sp 347 sia un'avventura anche nei giorni d'estate, anche con il bel tempo. Inutile dire che d'inverno, di notte e con la neve le difficoltà aumentano. Perché si tratta di una strada piena di curve strette, di lunghi tratti ripidissimi, di altri dove le macchine che s'incrociano devono farlo con molta attenzione e procedendo a velocità minima perché non c'è spazio e bisogna correre sul ciglio della strada da una parte ed appiccicati alla montagna dall'altra. «Qualcuno alcuni giorni fa ha affermato che la Val di Zoldo non è isolata - chiude la signora che ieri ha accompagnato il marito all'ospedale di Belluno - perché ci sono tre passi che la collegano. Ma di fatto siamo isolati». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino