Lo storione cobice rischia l'estinzione: addio al pregiato caviale. Si punta al ripopolamento

E' un pesce che si trova solo nell'Adriatico e risale i fiumi del Nord Italia

Lo storione cobice
ROVIGO - Seminare non per raccogliere, ma per far ricrescere una specie ed evitare l’estinzione. La storia di un pesce che racconta molto del Polesine, lo storione....

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ROVIGO - Seminare non per raccogliere, ma per far ricrescere una specie ed evitare l’estinzione. La storia di un pesce che racconta molto del Polesine, lo storione. Quando ancora le vongole non venivano coltivate nel Delta, c’era un’altra prelibatezza: il caviale del Po. Allora l’alieno siluro non aveva ancora fatto la sua comparsa nelle nostre acque e il gigante del Grande fiume era, appunto, lo storione. Un gigante, protagonista anche del film “Scano boa” diretto nel 1961 da Renato Dall’Ara, che narrava proprio le vicende dei pescatori di questo pesce dalle carni prelibale e le cui uova sono un vero e proprio oro nero, che ormai ha ceduto il passo ad altre specie.

CONTRASTO ALL’ESTINZIONE
Ma c’è chi non si arrende e continua nell’opera di ripopolamento di questo illustre esemplare della fauna ittica che era endemico in Polesine, con ritrovamenti dell’età del Bronzo che già ne attestano la presenza e il consumo, e che ora è fra le specie che rischiano di scomparire dalla faccia della Terra. Ma le iniziative per scongiurare questa perdita, particolarmente dolorosa per il Polesine, sono molteplici e vanno avanti da anni, anche grazie a progetti europei, come il progetto Life Conservation and breeding of Italian cobice endemic sturgeon, fra 2004 e 2007, o come il progetto Life Con.Flu.Po, fra 2012 e 2018, ma anche come il Progetto di ripopolamento attivo degli Acipenseridi nelle aste fluviali del Polesine fra 2001 e 2003 presentato dal Consorzio cooperative pescatori del Polesine e il progetto Recupero della specie endemica Acipenser naccarii (storione cobice) nei corsi d’acqua regionali della Fipsas, finanziato dalla Regione. Nel 2017 nel Po a Santa Maria Maddalena e nell’Adige a Badia erano stati rilasciati 150 esemplari di storione, ma nel complesso fra 2016 e 2020 nel tratto polesano del Po ne sono stati reimmessi 510 e 290 nell’Adige “nostrano”.

NUOVI INTERVENTI
Proprio nei giorni scorsi è scesa in campo, o meglio sul fiume, anche Veneto Agricoltura, che ha rilasciato 800 esemplari di storione cobice nel tratto polesano del Po, in collaborazione con le guardie della Polizia provinciale di Rovigo. Non storioni “antichi”, visto che si tratta di individui che provengono da riproduttori geneticamente certificati dall’università di Padova, microchippati individualmente in modo da rendere sempre riconoscibile qualsiasi individuo dovesse essere eventualmente catturato. Si tratta di una delle azioni di ripopolamento che Veneto Agricoltura opera nell’ambito dell’assolvimento degli obblighi ittiogenici cui sono tenuti annualmente i concessionari di derivazioni idriche in ambito regionale, che fanno uso di acque pubbliche per fini diversi e che sono chiamati a mitigare la turbativa ambientale contribuendo, appunto, alle azioni di ripopolamento della fauna ittica. Oltre alle specie anguilla europea, luccio italico, tinca e carpa, quest’anno è previsto il rilascio in zona B, quella ciprinicola, di ben tremila individui di storione cobice di pezzatura fra 35 e 50 centimetri, come previsto dallo studio di fattibilità approvato dall’Ispra e autorizzato dalla Regione con il decreto 465 del 19 giugno scorso.

IL PROGETTO


«Lo storione cobice - rimarca Veneto Agricoltura - è incluso nella lista rossa italiana come specie in pericolo critico sulla base del declino della popolazione, che è prossima all’estinzione. La sua attuale presenza dipende quasi esclusivamente dalle azioni di riproduzione controllata e accrescimento negli allevamenti specializzati e dal ripopolamento in natura. L’area di interesse per i ripopolamenti è di circa 608 chilometri e comprende esclusivamente le aste fluviali dei fiumi Po, Adige, Bacchiglione, Brenta, Piave, Sile, Livenza, Lemene e Tagliamento, nei tratti ricadenti in zona B, che fanno parte delle province di Rovigo, Padova, Verona, Treviso, Vicenza e Città metropolitana di Venezia».
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Il Gazzettino