Aumenti di stipendi del personale, impugnata la legge della Regione

Aumenti di stipendi del personale, impugnata la legge della Regione
A sei mesi dall'insediamento dell'esecutivo gialloverde, arriva la prima impugnazione di una legge veneta. Nella seduta di venerdì sera, il Consiglio dei ministri...

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A sei mesi dall'insediamento dell'esecutivo gialloverde, arriva la prima impugnazione di una legge veneta. Nella seduta di venerdì sera, il Consiglio dei ministri ha deliberato di portare davanti alla Corte Costituzionale la normativa con cui la Regione aveva scelto di uniformare gli stipendi degli addetti ereditati dalla Città Metropolitana di Venezia e dalle sei Province a quelli dei propri dipendenti. «Decisione strana e, almeno per il momento, incomprensibile», commenta il vicegovernatore leghista Gianluca Forcolin, che ha la delega al Personale, in riferimento al provvedimento assunto dal Governo amico. Nel mirino è finito il testo approvato dal Consiglio regionale, oltretutto all'unanimità, lo scorso 27 settembre: si tratta della legge 31, pubblicata sul Bur il  successivo 4 ottobre, di cui è stato relatore in aula il leghista Maurizio Colman, sulla base del progetto presentato dalla Giunta ancora il 1° agosto, allo scopo di dare attuazione a quanto previsto dalla legge di Stabilità per il 2018.


Quella norma stabiliva che, dal 1° gennaio di quest'anno, i fondi destinati al trattamento economico accessorio del personale, transitato a causa della legge Delrio dagli enti provinciali alla Regione in misura maggiore a quello cessato, potessero essere incrementati. In che misura? «Non superiore alla differenza tra il valore medio individuale del trattamento economico accessorio del personale dell'amministrazione di destinazione, calcolato con riferimento all'anno 2016, e quello corrisposto (...) al personale trasferito». Complessivamente erano passati sotto l'ombrello di Palazzo Balbi 396 lavoratori, di cui 387 del comparto e 9 di livello dirigenziale. Così i due fondi erano stati aumentati, rispettivamente, a 20.739.637,32 e a 8.161.791,93 euro, aggiungendo sostanzialmente 1,5 milioni ai 40 già stanziati per assicurare il trasferimento delle funzioni un tempo esercitate dalle Province.

IL RICORSO
Ora però Palazzo Chigi, su proposta del ministro leghista Erika Stefani (Affari regionali), ha reputato che quella mossa meriti un ricorso alla Consulta, «in quanto alcune norme in tema di trattamento economico del personale della Giunta regionale invadono la competenza esclusiva statale in materia di ordinamento civile e violano il principio di eguaglianza». In particolare non sarebbero stati rispettati gli articoli 117 e 3 della Costituzione. 

LA CONFLITTUALITÀ
L'assessore Forcolin è sbigottito: «Ma come, invece di farci un plauso perché con i soldi nostri abbiamo risolto l'ennesimo guaio causato dalla legge Delrio, dobbiamo pure subire un'impugnazione?». Parole riecheggiate tante volte quando al Governo c'era il centrosinistra e la conflittualità con il Veneto amministrato dal centrodestra era a dir poco accesa, ma che adesso suonano un tantino insolite. «Naturalmente mi riservo di approfondire la questione con gli uffici aggiunge il vicegovernatore per verificare se il problema dipenda da qualche cavillo formale. Ma nel merito rivendico la decisione, proprio per un principio di uguaglianza, di armonizzare le retribuzioni fra i dipendenti che fanno lo stesso lavoro per la stessa istituzione. Tra l'altro faccio presente che abbiamo utilizzato risorse di spesa corrente del nostro bilancio e che la procedura è stata conclusa in accordo con i sindacati. Siamo stati i primi in Italia a mettere mano ai pasticci della Delrio, quando ci sono ancora Regioni inerti. Di sicuro quelle non rischiano i ricorsi, noi che invece affrontiamo i problemi sì. Perciò, esecutivo amico o no, ci difenderemo in giudizio». 

IL VIA LIBERA

In compenso il Consiglio dei ministri, esaminando in tutto ventuno leggi regionali, ha deciso di non impugnare tutte le altre, fra cui tre del Veneto. Il via libera ha riguardato le norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale, il riconoscimento della legittimità del debito fuori bilancio derivante da un caso di malasanità e il testo per la tutela, lo sviluppo e la promozione dell'artigianato veneto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino