Stalking ai vicini, coniugi 70enni condannati: dovranno anche frequentare un corso di riabilitazione

Causa a PORDENONE
PORDENONE - La miccia che ha innescato cause civili, per poi sfociare in un tormentato processo per le ipotesi di stalking e lesioni, è una servitù di passaggio. Un...

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PORDENONE - La miccia che ha innescato cause civili, per poi sfociare in un tormentato processo per le ipotesi di stalking e lesioni, è una servitù di passaggio. Un passaggio tra fondi confinanti, per il quale i rapporti tra due famiglie spilimberghesi si sono deteriorati. La vicenda, ricostruita in una lunga e tormentata istruttoria dibattimentale, ieri si è conclusa con una sentenza di condanna per i coniugi Ornella Liva e Duilo Buzzelli, entrambi 72enni.

Il giudice Piera Binotto ha inflitto 9 mesi all'imputata chiamata a rispondere anche per uno spintone e i calci dati alla parte offesa (5 giorni di prognosi) e 8 mesi al marito. A entrambi ha concesso la sospensione della pena, ma a una condizione. Dovranno risarcire la parte civile, costituita con l'avvocato Giovanni Melideo, nella misura di 5mila euro. E dovranno sottoporsi a un programma riabilitativo sul tema della violenza di genere e come previsto per i reati che rientrano nella sfera del Codice rosso. Soddisfatta la parte civile, soprattutto per le pene accessorie che «in qualche modo - osserva Melideo - anticipano quella che sarà la giustizia riparativa voluta dalla riforma Cartabia».

Anche il pubblico ministero Andrea Del Missier aveva concluso per la condanna dei coniugi ritenendo il dibattimento abbia ricostruito il clima di tensione e sofferenza patiti dalla vittima. Screzi, insulti e molestie - tra il 2014 e il 2017 - sono stati ricostruiti in aula. La difesa, rappresentata dall'avvocato Giancarlo Zannier, ne ha dato una lettura diversa, riportando la vicenda nel solco di normali attriti tra vicini, escludendo gli atti persecutori.


Il contendere riguarda una servitù di passaggio. La parte civile aveva concesso il passaggio per consentire agli imputati di fare manovra con la macchina. Successivamente ha deciso di realizzare un muretto per delimitare il giardino. È a quel punto che i rapporti si logorano. Parte una causa, il muretto viene fatto demolire per consentire ai coniugi di entrare nella loro proprietà con la macchina, ma poi arriva l'ordinanza che ribalta la situazione e dà ragione alla parte civile. Per la difesa si è trattato di tante «minuzie» ed episodi che hanno avuto interpretazioni errate: «Faremo appello». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino