Morta da 5 anni, processo-lumaca allo stalker

Morta da 5 anni, processo-lumaca allo stalker
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BORGO VALBELLUNA - Il 26 gennaio scorso ricorrevano i 5 anni dalla scomparsa di Maicol Zanella, la ragazza originaria di Quero morta per cause naturali a 22 anni nella sua abitazione di Lentiai, ma il processo al suo presunto stalker è ben lontano dalla sentenza. E ieri, come se non bastasse mentre un reato sta andando verso la prescrizione e l'altro ci è vicino, in Tribunale a Belluno l'ennesimo rinvio. Erano presenti, come sempre i genitori, il papà di Maicol che avrebbe dovuto testimoniare. Ma nulla: un ennesimo legittimo impedimento ha fatto saltare tutto. Alla sbarra ci sono il datore di lavoro della ragazza, Renato Carpene di Sedico (avvocato Monica Barzon) e Claudio Pietrobon, di Castelfranco attualmente in carcere a Padova (avvocato Erminio Mazzucco). Sono coimputati per l'esplosione dei 3 colpi di arma da fuoco contro un'auto a Villa di Villa, nella notte del 29 dicembre 2014. E a Carpene si contesta anche lo stalking alla ragazza. I famigliari di Maicol Zanella sono parte civile con l'avvocato Martino Fogliato.


In una delle ultime udienza la toccante testimonianza della compagna del padre. «Maicol era diventata particolarmente nervosa - ha spiegato la donna -. Io avevo anche notato che non andava volentieri al lavoro. Purtroppo però Maicol ha sempre nascosto tutto. Lei si è comportata in maniera di proteggere anche me che non ero la sua madre biologica». «Mi ricordo solo che un giorno - ha proseguito - lei è arrivata e mi ha detto, ci ha detto che aveva fatto una polizza la mattina presto le poste italiane di Lentiai, polizza vita, dando come beneficiari il cinquanta percento il padre e il cinquanta percento alla madre. Io in quel momento le ho chiesto se era impazzita, perché ho detto siamo noi che dobbiamo farlo per te, ma era palese che era disturbata ed aveva paura». E ha raccontato come era cambiata la ragazza che prima «era una persona vivacissima, splendida poi trasformata». E infine quei terribili attimi quando appresero della morte della ragazza, ritrovata senza vita nella sua casa di Lentiai per quella che poi si apprenderà essere una patologia congenita al cuore che non le lasciò scampo. Ha raccontato in aula: «Il mio compagno mi disse: mi hanno ucciso Maicol, i me ha copà la tosa (l'autopsia ha accertato che è stata una morte naturale, senza colpevoli ndr). Queste sono state le parole di Oscar». Il papà parlerà in aula il 13 giugno. (ol.b.) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino