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LORIA (TREVISO) - «Se non paghi ti ammazziamo». L'inquilina non riesce più a pagare l'affitto dell'appartamento e i locatari decidono di farsi giustizia da soli mettendo in atto una campagna persecutoria, passata attraverso pesanti offese, minacce di morte e persino sacchi della spazzatura svuotati davanti e all'interno del bar da lei gestito. Per G. G. e G. G., padre e figlio rispettivamente di 81 e 53 anni, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di stalking ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone. Così ha deciso ieri mattina il gup Angelo Raffaele Mascolo del tribunale di Treviso nel corso dell'udienza preliminare.
LE OFFESE
I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra l'estate del 2018 e la primavera del 2019, durante e dopo lo sfratto per morosità subìto dalla 30enne rumena, assistita dall'avvocato Pierantonio Menapace. La donna, dopo il divorzio del marito e con due figli da mantenere, non riusciva più a pagare l'affitto. Il debito accumulato si aggira attorno ai 10mila euro, considerate anche le spese relative all'ingiunzione di sfratto.
IN TRIBUNALE
La vicenda è approdata quindi in tribunale e adesso padre e figlio, difesi dall'avvocato Luca Dorella, si apprestano ad affrontare il processo. Hanno scelto il rito ordinario, fiduciosi di rispedire al mittente tutte la accuse e al tempo stesso fermi nella volontà di veder saldato il debito accumulato dall'inquilina.
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