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FONTANAFREDDA - È costato due milioni e mezzo. Fondi pubblici, dal primo all’ultimo euro. Il Pordenone Calcio lo ha rifiutato. Non una ma due volte, anche quando la Regione era pronta a mettere sul piatto altri 600mila euro per adeguarlo non alla Serie C, ma alla B. È rimasto come un “regalo” (non richiesto, tanto meno dal Comune) al Fontanafredda Calcio, ma ora la stessa società è in bilico in vista della prossima stagione, anche se ieri la presidenza ha assicurato la continuità. Ma il vero nodo è quello della gestione fattiva del campo. Insomma, il “Tognon” ristrutturato, il “gioiellino” che negli ultimi giorni dell’amministrazione regionale retta da Debora Serracchiani era stato riempito di milioni con il solo scopo di permettere al Pordenone di non lasciare la provincia, rischia seriamente di rimanere una splendida cattedrale nel deserto. E di diventare ancora di più un caso.
LA SITUAZIONE
In provincia di Pordenone c’è quello che l’assessore del capoluogo De Bortoli chiama «un signor stadio».
IL FUTURO
La palla al momento è tra i piedi del Comune di Fontanafredda, che però non può gestire da solo un impianto così complesso e costoso. Serve un bando per affidare la gestione a un operatore. «Lo prevedo entro l’estate - spiega oggi il sindaco Pegolo - ma prima dev’essere regolarizzata la posizione con il Comune di Pordenone». C’è ancora una convenzione tra i due Enti, figlia della collaborazione offerta dal capoluogo per la progettazione dei lavori di ammodernamento. Ma il timore principale riguarda proprio l’esito del bando futuro. Chi si assumerà l’onere di gestire un impianto di questo genere? Serve un soggetto con le spalle larghe e i conti solidi. C’è ancora la speranza che possa essere proprio il Pordenone, a farsi carico del Tognon per farci giocare magari la Primavera e per creare un secondo centro sportivo. Altrimeni bisognerà sondare il terreno fuori regione. E se così fosse, l’investimento regionale di 2,5 milioni di euro diventerebbe ancora più anacronistico.
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Il Gazzettino