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TREVISO - Chissà. Tra cento anni si ricorderanno di questa come della Spritz generation. Mai un cocktail diventato rito ha avuto un impatto più massiccio sulla società. Piaccia o no, oggi in un certo Nordest lo spritz è l’unico modo di far uscire i giovani dalle case, sostituendo il virtuale con la realtà di un aperitivo che è il pretesto per guardarsi, incontrarsi, parlarsi. Ma lo spritz è anche un soft drink tutto da raccontare. Ci proveranno giovedì 22 settembre alle 18.30, Ai Soffioni, Ettore Molon e Stefano Ferrio. Partendo dalla grammatica: bianco, rosso, Aperol o Select. Per alcuni è imperativo che sia in un determinato modo, per altri non importa, basta che sia spritz.
IL LIBRO
Nel libro “Slow spritz: come prepararlo, come berlo” (Ronzani Editore), Ettore Molon rende omaggio a questa bevanda per antonomasia sociale decantandone le sue origini, i suoi valori e infine, proponendone delle ricette.
Ettore Molon è nato alle propaggini della Lessinia nove anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Dopo il diploma, si è laureato a Venezia dove ha scoperto i fondamenti dell’architettura e le fondamenta degli spritz. Con questo evento la Proseccheria dà corso ai progetti che hanno visto l’allestimento del museo del prosecco: diventare un luogo in cui le bollicine non solo si degustano, ma soprattutto si conoscono. E se il Prosecco è l’aperitivo democrat per antonomasia, lo spritz ne è una diretta figliazione. Tuttavia forse più antica, se si pensa alla “bicicletta” lo spritz bianco già bevuto agli inizi del secolo. Oggi questa bevanda color arancio (oppure rosso per i duri e puri del Campari) è un modo di bere abbastanza responsabile ma soprattutto sociale.
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Il Gazzettino