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ROVIGO - Nei primi cinque mesi dell’anno in corso, il Polesine ha perso quasi un migliaio di abitanti, un numero già vicino alla riduzione fra 2020 e 2021. Sono 815 i residenti in meno che risultano al 31 maggio rispetto al primo gennaio, secondo i dati provvisori dell’ultimo bilancio demografico dell’Istat. All’inizio dell’anno, infatti, in provincia di Rovigo i residenti erano 229.097, mentre cinque mesi dopo il loro numero è sceso a 228.282. E questo dopo che nel corso del 2021 il Polesine era già sceso al di sotto dei 223mila abitanti, che ancora contava all’inizio dello scorso anno, 230.763, con una flessione di 971 residenti, pari al meno 0,42%. Lo spopolamento, quindi, sembra marciare a un ritmo ancora più sostenuto nel corso di quest’anno. Nel 1961 i polesani erano 277.811, a fronte di una popolazione veneta pari a 3.846.562, quindi il 7,2% dei residenti di tutta la regione, mentre oggi rappresentano il 4,7%. L’erosione va avanti di anno in anno, anche se non in modo lineare. Un ventennio fa, nel 2002, i residenti in Polesine erano 242.608, mentre nel 1995 245.314. In realtà, l’andamento nel corso dell’ultimo quarantennio ha avuto fasi alterne: tra il 1980 e il 2001 c’è stata una flessione, pari al 4,7%, che ha portato il numero dei residenti da 254.466 a 242.538, mentre tra 2001 e 2010 c’era stata una significativa ripresa, che aveva riportato la popolazione a 247.884 abitanti. Poi un netto calo nel 2011, con quasi cinquemila residenti in meno, 242.167, un assestamento nel 2012 e una ripresa nel 2013, con il raggiungimento di quota 244.062 abitanti, il valore più alto dell’ultimo decennio, nel corso del quale si è verificato poi un costante spopolamento.
IL PESO DEGLI STRANIERI
Oltre al rapporto fra natalità e mortalità, ovviamente il dato risente prevalentemente delle dinamiche legate ai flussi migratori, sia interni, con il passaggio da una provincia all’altra, ma anche e soprattutto di quelli dall’estero.
ULTIMI DATI
Guardando all’andamento dei primi cinque mesi del 2022, a gennaio i nati in Polesine sono stati 104 e i morti 371, a febbraio 89 e 262, a marzo 101 e 281, ad aprile 77 e 246, a maggio 90 e 281. Complessivamente, quindi, 461 nati e 1.441 morti. Ovvero, un nuovo polesano venuto alla luce ogni tre che se ne sono andati. Per quanto riguarda i flussi migratori, invece, il saldo è pari a 165 residenti in più, una media di 33 al mese. Il capoluogo Rovigo, dopo essere risalito a 50.535 residenti nel 2020, rispetto ai 49.985 del 2019, al primo gennaio scorso contava 50.379 residenti, scesi a 50.279 alla fine di maggio. Un calo, quindi, di 100 abitanti, effetto di 310 rodigini che si sono spenti, controbilanciati dalla nascita di 88 bambini e dal trasferimento anagrafico di 122 persone, seppur ad aprile il numero dei cancellati abbia superato di due unità quello degli iscritti. Ad Adria il calo è stato di 29 abitanti, da 18.820 a 18.791, con 39 nati, 119 morti edun saldo migratorio in attivo di 51 persone. Guardando ai comuni più popolosi, a Porto Viro il saldo demografico è pari a meno 22 abitanti, da 13.792 a 13.770, mentre Occhiobello contiene le perdite ad appena due residenti in meno, da 11.968 a 11.966. In controtendenza Lendinara, che vede i propri residenti addirittura crescere, di cinque unità, da 11.478 a 11.483. Un arretramento significativo, non tanto in valore assoluto, meno 24 abitanti, quanto in termini di dimensione comunale, è quello che si registra a Badia Polesine, che scende al di sotto dei diecimila abitanti, passando da 10.019 a 9.995. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino