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SPINEA - Testimonianze importanti ieri alla tappa spinetense della raccolta firme sulla proposta di legge regionale di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito. Al tavolo della Campagna "Liberi subito" erano presenti infatti i familiari di Elena Altamira, la donna che nell'agosto scorso si recò in Svizzera, accompagnata da Marco Cappato, per poter dare liberamente attuazione alle sue volontà di fine vita. Non era infatti in possesso di uno dei requisiti che in Italia sono ritenuti necessari per accedere alla procedura.
L'autodenuncia di Cappato
A seguito della successiva autodenuncia Marco Cappato rischia una condanna che prevede fino a 12 anni di carcere per il reato di aiuto al suicidio. E a portare un il suo sostegno alla battaglia per l'autodeterminazione è arrivata anche la sindaca di Spinea, Martina Vesnaver, che ha sottoscritto la proposta di legge regionale, elaborata dall'Associazione Luca Coscioni, che definisce modalità e tempi certi per l'accoglimento e attuazione, nel rispetto dei limiti definiti dalla Corte costituzionale nella sentenza 242/19 (sentenza Cappato/dj Fabo), della richiesta di morte volontaria medicalmente assistita. «In pochi conoscono i propri diritti sul fine vita».
Non solo a proposito di testamento biologico, ancor meno persone sanno che a determinate condizioni l'Italia ha conquistato la possibilità di consentire legalmente l'accesso alla morte volontaria assistita.
Il Gazzettino