Lilia massacrata dal compagno: «Quella sera lo voleva lasciare, due colpi all'addome e al torace l'hanno uccisa»

Lilia uccisa dal compagno: «Quella sera lo voleva lasciare, due colpi all'addome e al torace l'hanno uccisa»
SPINEA - Numerose ferite da arma da taglio alle braccia e alle mani testimoniano come Lilia Patranjel abbia cercato di difendersi come poteva dalla furia omicida del...

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SPINEA - Numerose ferite da arma da taglio alle braccia e alle mani testimoniano come Lilia Patranjel abbia cercato di difendersi come poteva dalla furia omicida del compagno. Ma sono stati soprattutto due colpi mortali tra l'addome e il torace (oltre ad un numero non meglio quantificato di ferite di striscio sulla parte superiore del corpo) con quel coltello da cucina di cui il trentacinquenne Alexandru Ianosi si era servito una settimana fa per massacrare la compagna e madre di suo figlio. Massacrare è la parola giusta, se si pensa che quando sono arrivati, gli inquirenti avevano notato che un braccio era stato quasi staccato.


Ovviamente questi sono solo i punti salienti di un esame di cui il medico legale presenterà una relazione alla Procura di Venezia e più precisamente al sostituto Alessia Tavarnesi che conduce le indagini per il terribile delitto, purtroppo l'ennesimo ai danni di una donna.

Il delitto

Il delitto si era consumato la notte tra giovedì 22 e venerdì 23 in una casa di via Mantegna, nel quartiere Graspo de Ua a Spinea dopo l'ennesima lite tra la coppia. Lei moldava, lui romeno, erano arrivati nel 2017 in Italia e a Spinea si erano subito inseriti nella comunità. Ianosi aveva trovato subito lavoro come saldatore in un'azienda meccanica locale e Lilia era stata assunta come colf da una famiglia della cittadina.
Le liti e le aggressioni, però, sarebbero state frequenti anche se ai Servizi sociali i nomi di quella famiglia erano sconosciuti. Lilia aveva presentato alcune denunce, ma poi le aveva ritirate dietro la solita promessa di pentimento e di cambio vita. Non era cambiato niente e quella sera Lilia era pronta a dire che tra loro era finita.

Ianosi, assistito dall'avvocato Francesco Neri Nardi, ha detto di avere dei vuoti di memoria e di essere confuso. Tanto che la linea della difesa sembra essere quella di far effettuare una perizia psichiatrica per accertare la capacità d'intendere e di volere al momento del delitto.

In ospedale

Nel frattempo, Ianosi è uscito dal carcere dopo essere stato trovato nella sua cella con un manico di scopa infilato nell'occhio. Ufficialmente si parla di autolesionismo ma l'avvocato difensore ha chiesto una relazione completa al carcere per capire cosa sia accaduto e se l'uomo fosse stato sempre solo. Anche perché nelle carceri vige una specie di codice d'onore, per il quale chi si macchia di delitti contro donne e bambini verrebbe raggiunto dalla giustizia dietro le sbarre. Ora il trentacinquenne si trova intubato, in Rianimazione all'Angelo e sedato. La prognosi è riservata e lo stesso legale difensore non sa quando potrà andare a fargli visita.
 

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Il Gazzettino