Duplice omicidio di Spinea. «Viron? Una bravissima persona, godeva della mia fiducia», il datore di lavoro del killer-suicida sotto choc

SPINEA - «Era una bravissima persona e godeva della mia massima fiducia: gli avevo dato le chiavi del capannone e il bancomat aziendale, ne aveva sempre fatto un uso...

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SPINEA - «Era una bravissima persona e godeva della mia massima fiducia: gli avevo dato le chiavi del capannone e il bancomat aziendale, ne aveva sempre fatto un uso oculato». Il titolare della Veneto Ponteggi, datore di lavoro di Viron Karabollaj, fatica ad accettare l'idea che quell'uomo possa essersi trasformato in un mostro. Dopo aver ucciso l'ex moglie e il compagno, aveva deciso di togliersi la vita nel capannone della ditta per cui lavorava, probabilmente proprio perché aveva le chiavi ed era l'unico posto sicuro in cui pensasse di poter andare.

«Siamo tutti sotto choc - continua il titolare - So che sarà difficile da credere per chi non lo conosceva, ma Viron era un grande lavoratore e soprattutto una persona generosa. Se lo chiamavi nel bel mezzo della notte perché ti trovavi in difficoltà, lui accorreva subito. Nel mestiere poi era bravo, era un ottimo ponteggista. Era con noi da quattro anni: un primo periodo, poi era andato alla Fincantieri ma non si era trovato bene ed era tornato qui. Adesso era stabile da due anni e mezzo».

I colleghi non avevano mai avuto da ridire sui suoi comportamenti, anzi. «Avevamo notato che la separazione per lui era stata molto dura, ma come lo sarebbe per tutti - continua - una cosa del genere non avremmo potuto immaginarla nemmeno nel peggiore degli incubi. So che le cose sembravano migliorare, sembrava che si stessero risolvendo, lo voleva fare soprattutto per le figlie. Lui era legatissimo a loro e loro a lui. Si illuminava parlando delle ragazze, loro erano felici con lui: lo so, l'ho visto. Una volta l'ho accompagnato in aeroporto perché doveva andare con loro in vacanza in Albania.

Sono un genitore, so riconoscere l'amore di una figlia, loro non avevano certo paura di lui». In questi giorni i colleghi si sono ritrovati, loro malgrado, catapultati in questa tragedia. Delle tante cose dette su di Viron, però, ce ne sono alcune che proprio non hanno digerito. «In primo luogo non credo proprio avesse problemi finanziari - racconta - lui con noi faceva tante trasferte, quindi lo stipendio saliva molto. Parliamo di un uomo che guadagnava più di tremila euro al mese, in più qui probabilmente si trovava bene e faceva anche spesso straordinari. Al sabato lo si vedeva spesso al lavoro, ci teneva a quest'azienda. L'altra cosa che non è vera è che avesse il vizio del gioco. Viron guardava a non sprecare nemmeno un euro, in quattro anni non l'ho mai visto comprare neanche un gratta e vinci. Non aveva alcun vizio. L'unica passione che aveva erano le sue figlie. Quello che è successo è una tragedia inspiegabile».


 

 

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Il Gazzettino