Spiagge erose dal mare, Zaia punge lo Stato: «Contribuisca alle spese»

La spiaggia di Bibione dopo una mareggiata
Almeno adesso, dopo una serie di studi e ricerche, ci sono un progetto e una cifra. Ovvero una serie di interventi dal costo complessivo di 51milioni di euro che serviranno per...

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Almeno adesso, dopo una serie di studi e ricerche, ci sono un progetto e una cifra. Ovvero una serie di interventi dal costo complessivo di 51milioni di euro che serviranno per salvare le spiagge venete dall'erosione marina. Ma prima di vedere ruspe e operai all'azione, rimane da decidere chi e in quale quota finanzierà le varie opere perché la Regione non è disposta a fare tutto da sola.

È quanto ha ribadito ieri mattina a Jesolo il governatore del Veneto Luca Zaia, arrivato a inaugurare la nuova Spiaggia di Nemo, il consorzio balneare dell'Asl 10 perfettamente accessibile a chiunque senza barriere architettoniche. Un «gioiellino» tra gli unici in Italia (se non unico), che sorge a poca distanza da dove la furia del mare solo pochi giorni ha divorato nuove «fette» di sabbia vanificando in un paio di ore di burrasca l'ennesimo ripascimento primaverile. Il posto giusto per spiegare, davanti agli operatori che da anni chiedono risposte definitive, come intervenire per realizzare progetti efficaci lungo tutta la costa veneta.
«Con i risultati dello studio commissionato all'Università di Padova abbiamo già in mano un piano degli interventi strutturali da realizzare - ha detto Zaia - si tratta di opere di difesa della spiaggia e in grado di garantire un ripascimento manutentivo per un costo totale di 51 milioni di euro. Noi siamo pronti a fare la nostra parte ma non possiamo rimanere soli: lo Stato deve intervenire e in maniera importante».
Non a caso quello lanciato dal presidente del Veneto al Governo non è stato solo un appello, ma anche una stoccata. «A livello di fatturato le spiagge venete valgono 17,5 miliardi di euro, intervenire con opere di difesa strutturali è doveroso - ha sottolineato il Governatore - allo stesso tempo riteniamo doveroso che lo Stato faccia la propria parte, anche alla luce di tutte quelle tasse che partono dal Veneto per raggiungere Roma». Ovviamente ciò non significa che la Regione si tirerà indietro, anzi. «La nostra partecipazione non è in discussione - ha rimarcato Zaia - siamo pronti a mettere sul piatto una «vagonata» di soldi, che ancora non abbiamo quantificato, ma in questa partita non possiamo essere gli unici a reperire risorse».

I dati in mano alla Regione hanno evidenziato la necessità di intervenire su tutta la costa, divisa in 18 zone in base alle esigenze, con progetti di realizzazione di nuovi pennelli a mare ma anche "soffolte", ovvero barriere subacquee in grado di ridurre la potenza delle onde e di conseguenza l'erosione. «Ovviamente si tratta di intervenire su tutta la costa senza distinzioni - ha concluso il presidente del Veneto - dal Delta del Po a Bibione». Chissà, dopo anni di interventi provvisori con migliaia di metri cubi di sabbia e altrettanti milioni di euro divorati dal mare ogni inverno, la soluzione definitiva potrebbe essere vicina. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino