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ROVIGO - «Sostenere l’autorevolezza dei docenti a scuola ripristinando il patto educativo fra genitori e insegnanti, per il bene dei ragazzi». Questo il messaggio lanciato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara a margine dell’incontro che ha tenuto ieri con la preside dell’istituto Viola-Marchesini Isabella Sgarbi, che aveva convocato al ministero di via Trastevere perché riferisse sulla tristemente nota vicenda dell’insegnante colpita da pallini sparati con una pistola ad aria compressa, tutto filmato con un cellulare. Un confronto, si fa presente, con toni sereni. In una nota diffusa dal ministero si spiega che «la preside ha consegnato la documentazione relativa al caso e ha chiarito l’evoluzione della vicenda, in un clima molto costruttivo in cui il ministro ha voluto rafforzare il dialogo fra ministero e scuola per identificare insieme le criticità e studiare le possibili soluzioni, anche considerando il moltiplicarsi, in varie scuole italiane, degli episodi di violenza da parte di studenti nei confronti degli insegnanti».
L’OBIETTIVO
Il ministro ha sottolineato, trovando il pieno consenso della preside Sgarbi, «la necessità di affrontare questo problema attraverso l’unica strada efficace: ripristinare il patto educativo fra genitori e insegnanti per il bene dei ragazzi».
Da parte sua, Sgarbi ha rimarcato che «l’istituto Viola-Marchesini è una realtà formativa importante del territorio e l’insegnante colpita dai suoi studenti ha 30 anni di esperienza e un curriculum di assoluta eccellenza. Questi fatti sono inaccettabili, ma rappresentano anche un segnale: è urgente mantenere sempre attivo il dialogo con gli studenti e le famiglie».
Il ministro Valditara ha ribadito che «il messaggio educativo si diffonde prima di tutto all’interno della famiglia, che la scuola non può sostituire, ma può affiancare e coadiuvare con efficacia: è questo il senso profondo dell’alleanza tra le istituzioni scolastiche, i genitori e gli studenti. È necessario che fra i nuclei familiari e il corpo insegnante il dialogo sia improntato sulla fiducia reciproca, perché è decisivo, per il buon esito del processo educativo, sostenere l’autorevolezza dei docenti a scuola.
IL COMPITO EDUCATIVO
L’auspicio della preside è anche «che si spengano i riflettori. Il nostro lavoro continua». Perché se da un lato la scuola deve mostrare il proprio volto severo nel punire chi commette un gesto così grave, “bullizzando” una professoressa, calpestando il rispetto nei confronti di un singolo insegnante e al tempo stesso di un’intera istituzione, dimostrando di non conoscere i rudimenti dell’atavico senso civico, ma anche delle insidie della contemporaneità, dai telefoni ai social, dall’altro deve sempre mantenere centrale il proprio ruolo precipuo di educare. Ed educazione, ri-educazione e trasmissione di valori, sono percorsi che mal si conciliano con i tempi delle trasmissioni televisive e con i dati d’ascolto. Non a caso, i ragazzi del comitato studentesco del Viola-Marchesini si sono detti «delusi dal modo in cui gli adulti e soprattutto le tv hanno trattato questo fatto. Tutti a puntare il dito verso la nostra scuola, senza intenzione alcuna di capire, di andare oltre il giustizialismo che ingrossa le polemiche, agita gli animi, aumenta l’audience, ma non educa mai. Dopo l’accaduto, la preside ha convocato il consiglio di classe che con attenta riflessione ha deciso il provvedimento disciplinare nei confronti dei ragazzi responsabili, ma non solo: la punizione non è fine a se stessa, rientra in un più ampio intervento rieducativa e di consapevolezza».
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Il Gazzettino