Narcotraffico, parrucchiera spacciava cocaina nascondendola nelle calze: due condanne

Narcotraffico, parrucchiera spacciava cocaina nascondendola nelle calze: due condanne
PORDENONE - Dalla Lombardia per acquistare cocaina a Pordenone. È successo dieci anni fa, ma in questo caso la prescrizione ha tempi lunghi e ieri Francesco Gambuzza, 59...

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PORDENONE - Dalla Lombardia per acquistare cocaina a Pordenone. È successo dieci anni fa, ma in questo caso la prescrizione ha tempi lunghi e ieri Francesco Gambuzza, 59 anni, di Varese e Giuseppe Massimiliano Lopez, 55, di Vittoria, una cittadina della Sicilia, sono stati condannati a 6 anni di reclusione ciascuno. Il giudice Alberto Rossi ha disposto anche una multa di 30mila euro.


Erano accusati di aver concordato l'acquisto di 343 grammi di cocaina con una parrucchiera originaria di Santo Domingo che all'epoca abitava a Pordenone. La donna, coinvolta in un'inchiesta della Guardia di finanza su un traffico internazionale di cocaina, era stata individuata attraverso alcune intercettazioni telefoniche. Nel giugno del 2013 un corriere le portò la droga, seguirono le trattative con i due pregiudicati arrivati dalla Lombardia. La sera dell'incontro - era il 2 agosto - lei infilò oltre trecento grammi di cocaina, in tutto 31 ovuli, nelle calze, che poi sistemò attorno a caviglia e polpacci. Nella zona di via Lemene, quartiere pordenonese a ridosso della linea ferroviaria, i finanzieri della sezione Mobile del Nucleo di polizia tributaria, allertati dai colleghi che indagavano sui narcotrafficanti, attesero l'arrivo di una Golf intestata a uno dei due imputati lombardi. Quando la dominicana scese dalla propria abitazione e incontrò i due uomini, scattò la perquisizione.
Per i due lombardi non ci furono, al momento, conseguenze. Furono rilasciati, probabilmente convinti di non essere stati intercettati dagli investigatori. Ma la donna con le gambe "foderate" di cocaina, fu arrestata. Patteggiò di lì a poco una pena di 3 anni e 4 mesi, oltre a 20mila euro di multa.


Gambuzza e Lopez sono rientrati in Lombardia e per molto tempo sono rimasti all'oscuro della corposa inchiesta, che si è sviluppata in tempi piuttosto lunghi. Nel marzo dello scorso anno sono stati rinviati a giudizio per aver trattato l'acquisto dello stupefacente. Non si sono mai presentati al processo (uno si è trasferito all'estero) e sono stati difesi d'ufficio dagli avvocati Fabio Celant e Antonella Salvador. È stato loro inflitto il minimo della pena. La droga, infatti, non era purissima. Era molto tagliata, tanto che era stato trovato l'accordo per acquistarla soltanto a 39 euro al grammo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino