Spaccio alla luce del sole, l'allarme del parroco: «Siamo in trincea»

Spaccio alla luce del sole, l'allarme del parroco: «Siamo in trincea»
MESTRE - «La chiesa è videosorvegliata. Siamo ovviamente a disposizione delle forze dell’ordine per fornire i filmati e tutti gli elementi utili...

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MESTRE - «La chiesa è videosorvegliata. Siamo ovviamente a disposizione delle forze dell’ordine per fornire i filmati e tutti gli elementi utili all’inchiesta».


Il giorno dopo la notizia degli arresti degli spacciatori che da Pordenone arrivavano in città per rifornirsi di eroina da rivendere, con un appuntamento che lo scorso 10 aprile sarebbe avvenuto anche nella chiesa di Santa Maria di Lourdes, il parroco don Marco Scaggiante dice la sua sulla situazione di degrado che in zona è tornato ai livelli del passato. «Finito il lockdown a causa della pandemia, lo spaccio si è intensificato sotto gli occhi di tutti. Io stesso, da qualche settimana, sto trovando siringhe usate e abbandonate a terra», denuncia il sacerdote che guida la comunità di via Piave da un anno.
Si ricorderà che il suo predecessore, don Mirco Pasini, ora parroco a Torre di Fine, più volte era intervenuto duramente contro il mercato degli stupefacenti che a tutte le ore circola persino nei pressi della chiesa, dove spesso la fa da padrona la sporcizia lasciata da consumatori e soggetti poco raccomandabili. Dopo il blitz del luglio di due anni fa che aveva sgominato la banda di spacciatori nigeriani che avevano messo sotto scacco il quadrilatero che comprende via Monte San Michele e la zona della stazione, don Pasini aveva suonato a festa le campane come segno di liberazione e di ringraziamento alle forze dell’ordine. Ora, a sentire il successore don Scaggiante, si è ritornati al passato. Gli spacciatori si sono reimpossessati del sagrato e degli angoli attorno alla chiesa, mentre «nelle stradine retrostanti ne succedono di tutti i colori. Io non so se qualcuno sia arrivato a spingersi a smerciare droga dentro la chiesa – prosegue il sacerdote – Abbiamo la videosorveglianza, le immagini vengono custodite per un po’ di tempo, siamo a disposizione. Dei volontari della parrocchia cercano di essere presenti a rotazione per controllare il luogo, ma è sotto gli occhi di tutti che passato il lockdown la situazione sia nettamente peggiorata».

Ogni mattina il parroco fa il giro per vedere cosa resti delle nottate di spaccio e consumo di stupefacenti a pochi passi dalla casa canonica che abita. «Si trova di tutto – riferisce il sacerdote – dalle bottiglie ai mozziconi di sigaretta, purtroppo nelle ultime settimane anche siringhe senza tappo usate da tossicodipendenti che vengono a bucarsi a ridosso della porta del patronato. Per fortuna in questo periodo non ci sono la catechesi né altre attività pastorali perché sarebbe un problema ancora più serio. Ho trovato anche due boccette di metadone e le fioriere del sagrato sono usate come cestini dove lasciare di tutto».


Il sacerdote ha fatto denuncia alla Polizia locale e da qualche giorno c’è un presidio fisso delle forze dell’ordine, che però potrebbe non bastare a scoraggiare i mercanti di droga che si sono ripresi il controllo delle strade. «I segnali di degrado sono inequivocabili – conclude – Ora questo giro di spaccio è stroncato, ma il problema alla radice resta e bisogna che non sfugga di mano. Noi siamo vigili e collaborativi. Ci sono parrocchiani che si danno da fare per tenere in ordine la zona, ma la realtà è che via Piave è tornata al centro di traffici illeciti che portano degrado e preoccupano la gente. Lo spaccio alla luce del sole, compiuto senza tanti scrupoli, non è una scena edificante a cui assistere». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino