TREVISO - Condannato a un anno e sei mesi di reclusione per spaccio di stupefacenti, si è visto negare dalla questura di Treviso il rinnovo di permesso di soggiorno per...
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Nel 2015 il magrebino viene condannato per un reato in materia di stupefacenti a 18 mesi di reclusione, pensa sospesa, cui si aggiunge una multa da 4mila euro. L'anno successivo, siamo nell'estate del 2016, deve rinnovare il permesso di soggiorno (ottenuto per motivi di lavoro autonomo), e presenta una serie di documenti in questura (istanza di riabilitazione compresa), tutti falsi. L'istruttoria va avanti e sulla scorta delle informazioni raccolte, dalla condanna penale per spaccio alla fattura falsa.
Il 50enne, vistosi negare il rinnovo, siamo a settembre 2017, si rivolge all'avvocato Jenny Lopresti. A marzo presentano il ricorso al Tar e in meno di un mese il tribunale amministrativo di Venezia emette la sentenza in cui giudica il provvedimento della questura «privo di adeguata motivazione» e annulla il provvedimento impugnato. E nella comparazione degli interessi, rileva che la bilancia, nel caso del 50enne magrebino, debba pendere dalla sua parte soprattutto per il suo ruolo di padre e la presenza, tra i 7 figli, di minorenni, su cui si ripercuoterebbe in maniera evidentemente negativa l'allontanamento del genitore. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino