Spaccata anche al "Fontego", tombino contro la vetrina del negozio di prodotti equo solidali

El Fontego
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MESTRE - «Chiedere ancora più pattuglie, ancora più controlli. Le forze dell'ordine stanno già facendo tanto e se devo essere sincera non credo che militarizzare la città sia la soluzione. Penso sia più incisivo quello che non so definire se non come scatto d'orgoglio dei residenti. Ci dobbiamo riappropriare degli spazi con la volontà di venirci incontro dato che ormai siamo una società multiculturale».


Elisa Chinellato è la presidente della cooperativa che gestisce El fontego, il negozio di commercio equosolidale che dal 2008 ha sede in via Paruta, all'angolo con via Aleardi a Mestre. Ieri mattina verso le nove quando è andata ad aprire, la Volante era già lì. A chiamare il 113 informando dell'avvenuta spaccata una cliente che abita al piano superiore dello stesso condominio.


Chi ha agito nella notte, lo ha fatto con un tombino divelto nella vicina via Leopardi, lanciando contro il vetro di una delle porte di servizio. Il bottino? Circa un centinaio di euro che erano nel fondo cassa e che vengono lasciati per l'operatività del giorno seguente. Prima il ladro (o i ladri?) aveva tentato di forzare la serratura che però non ha ceduto perché all'interno è stata posta una barra di metallo a seguito di un furto subito parecchi anni fa. Di qui la scelta di farsi strada scagliando il chiusino.


«L'obiettivo erano i soldi perché non è stato rubato null'altro - precisa Chinellato - e pensare che qualcuno rischi di farsi male e di venire arrestato per qualche decina di euro fa riflettere. Certo non si tratta di grossa criminalità». L'esercizio commerciale non è dotato di allarme e pare che l'autore del raid non abbia lasciato tracce utili alle indagini. Sì certo, ci sono telecamere del sistema di vigilanza comunale all'esterno: purtroppo la nebbia fitta che avvolgeva la città le ha di fatto messe fuori uso.

CONTESTO
La zona in cui si è consumato l'ennesimo colpo ai danni di un punto vendita è, per utilizzare le parole di Chinellato, «sotto pressione» perché con il fatto che via Piave e dintorni è oggetto costante di controlli e presidi di polizia, carabinieri, vigili urbani, guardia di finanza, lo spaccio e la delinquenza legata a esso si è spostata di poco: nelle vie comprese tra via Cappuccina e corso del Popolo.


«Se c'è senso di insicurezza? Un po' sì ma - conclude Chinellato - non arrivo a dire che si ha paura di uscire e camminare. Piuttosto insiste un sentimento di amarezza, di abbandono. Quando si oltrepassa via Savorgnan, via Costa, dopo il park interrato all'altezza dei giardini, si ha la sensazione di entrare in un'altra città e questo più che rabbia, alimenta appunto, lo ripeto un senso di amarezza».
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Il Gazzettino