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SAN MARTINO DI LUPARI - Un piatto di ceramica commemorativo. Sarebbe questa l'arma del delitto usata da Diletta Miatello, l'ex vigilessa, per uccidere la madre. Il padre invece lo avrebbe colpito con un vaso, sempre in ceramica. I carabinieri della scientifica, in questi giorni, stanno recuperando tutti i cocci che saranno poi incollati uno a uno per ricostruire il piatto. Intanto la Procura, attraverso il pubblico ministero Marco Brusegan titolare delle indagini, ha ordinato al medico legale Rafi El Mazloum di analizzare le ferite riportate da Giorgio Miatello di 89 anni. L'anziano, ancora ricoverato nella Clinica Medica 5 dell'Ospedale di Padova, è in netta ripresa. Ma gli inquirenti vogliono appurare se le ferite inferte dalla figlia, potevano essere mortali. Diletta infatti è anche accusata di tentato omicidio.
La dinamica dell'omicidio
Secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri di Cittadella quando l'ex agente della municipale di Asolo è entrata nella villetta dei genitori, tra la sera di Santo Stefano e le prime ore del mattino del 27 dicembre, si sarebbe avventata per prima sul padre. Giorgio, a causa di un problema di deambulazione, dormiva al piano terra. Diletta avrebbe afferrato un vaso in ceramica e lo avrebbe colpito al capo. Poi con un coccio, usato come una lama, gli avrebbe inferto ferite su gran parte del corpo. Indossando dei guanti in lattice, dopo avere messo fuori gioco il padre, avrebbe raggiunto la camera da letto al primo piano della madre. Maria Angela Sarto, 84 anni, stava riposando sul letto. La figlia 51enne avrebbe preso un pesante piatto commemorativo in ceramica e lo avrebbe spaccato in testa alla mamma. Poi la avrebbe avvolta con il piumino per cercare di sbarazzarsi del corpo. L'anziana, come è emerso dall'autopsia, è deceduta dopo diverse ore per dissanguamento.
Il movente
Sarebbe racchiuso nelle parole della collaboratrice domestica dei due anziani coniugi: «Il signor Giorgio aveva difficoltà a camminare a causa di un infortunio in casa e non è riuscito a prelevare denaro contante. Lo avrebbe dovuto portare l'altra figlia, Chiara. Quando Diletta ha capito che i genitori non potevano darle i soldi ha perso la testa».
Diletta Miatello dal tardo pomeriggio del 27 dicembre è ristretta in una cella del carcere femminile di Montorio Veronese. È sorvegliata a vista per impedire eventuali gesti estremi. La sua legale, Elisabetta Costa, è già andata a trovarla. L'ex vigilessa è chiusa nel suo dolore e non parla. L'accusa nei suoi confronti è pesante: omicidio e tentato omicidio volontari aggravati dal legame di parentela.
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Il Gazzettino