Solidarietà per due mamme ucraine, ma il post è "falso" e perfino l'organizzatrice non ne sapeva nulla

Profughi dall'Ucraina
PORDENONE - La generosità è importante ma dev’essere organizzata. Il concetto è stato ribadito anche mercoledì sera dal palco della Marcia per la...

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PORDENONE - La generosità è importante ma dev’essere organizzata. Il concetto è stato ribadito anche mercoledì sera dal palco della Marcia per la pace tenutasi a Pordenone. E oggi è in programma un nuovo vertice tra i primi cittadini ed il prefetto per rendere omogenea ed efficace la raccolta di aiuti da destinare alla popolazione ucraina colpita dalle conseguenze della guerra. Il rischio, altrimenti, è di incappare in qualche approfittatore, o di creare scompiglio nella vita di una tranquilla signora, com’è accaduto a Nave di Fontanafredda, rimbalzando immediatamente sulla seguita pagina Facebook “Sei di Sacile se...”, partita da chissà dove e propagatasi anche attraverso Whatsapp.


L’APPELLO


Sul social mercoledì sera è apparso l’avviso di un’improvvisata raccolta di indumenti, pannolini e alimenti che dovevano andare in aiuto a due giovani mamme ucraine e ai loro 5 bambini, i due più piccoli di 3 e 4 anni. Donne che hanno lasciato i mariti al fronte e sono riuscite ad arrivare in corriera fin nel pordenonese, a Nave di Fontanafredda. Il post includeva il nome di una signora la cui unica colpa è stata quella di aiutare direttamente le due profughe e i loro bambini. Nulla di più, ma sul post in questione è finito anche il suo numero di cellulare che, manco a dirlo, ha iniziato a squillare a tutte le ore, anche a sera molto inoltrata e perfino da soggetti dubbiosi che chiedevano sospettosi dove andassero a finire quegli aiuti. «C’è stato perfino - racconta -, chi mi ha dato della truffatrice”. Ieri mattina si è vista costretta a chiamare la Polizia per cercare di porre fine alle chiamate.


IL POST “FALSO”


Molte persone che come lei chiedevano solo di aiutare, ma alle quali risultava difficile far capire che lei non aveva alcun ruolo, era solo “Un cuore di mamma che ha fatto quello che poteva”. Il post invece lasciava intendere rivestisse un ruolo di “coordinatrice” degli aiuti. Ora sarà da capire chi si sia di fatto appropriato con leggerezza, e forse non solo, del suo nome e del numero di telefono. Avvisato ieri mattina, uno degli amministratori del gruppo sacilese, Enrico Pallù, ha subito provveduto a rimuovere il contenuto. ma, trattandosi di una “condivisione” e non di un post diretto, vi è il forte dubbio che stia continuando a girare, magari in qualche altra pagina. Ci sono tante fonti istituzionali e organizzazioni solide e note che si occupano dei necessari aiuti agli ucraini: meglio affidarsi a loro.

 

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Il Gazzettino