Soldi spariti, il vescovo: «Eccoli qui, Don Lucio ha riconosciuto l'errore»

la chiesa di Legnaro
LEGNARO - Don Lucio Sinigaglia ha riconosciuto gli errori e restituito le somme utilizzate per sé. Per questo è stato reintegrato nella sua funzione di parroco, sui...

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LEGNARO - Don Lucio Sinigaglia ha riconosciuto gli errori e restituito le somme utilizzate per sé. Per questo è stato reintegrato nella sua funzione di parroco, sui Colli. Il vescovo Claudio Cipolla ha atteso l'incontro con i consigli pastorale e per gli affari economici, durante la visita in corso a Legnaro, per mettere la parole fine a un caso che lo aveva toccato, pochi mesi dopo il suo arrivo a Padova, a fine 2015. La vicenda era emersa dopo che un clima velenoso si era diffuso in parrocchia, forse anche per il tenore di vita un poco sopra le righe del sacerdote, peraltro apprezzato per la sua preparazione teologica, che abbandonò in fretta e furia la sua comunità. 


UN'EREDITA' DI 14,5 MILIONI Gli inquirenti scoprirono che don Sinigaglia aveva sottratto oltre 291.000 euro dall'eredità Focherini, un lascito di 14 milioni e mezzo di euro oltre a un immobile, che l'ex farmacista aveva lasciato per attività caritatevoli. Le indagini hanno chiarito che circa 232.000 euro furono usati per la ristrutturazione della canonica e altre necessità parrocchiali, il resto per spese del prete tra le quali viaggi, cene, una moto e un intervento chirurgico in regime privato per la madre. 
Don Sinigaglia nel luglio 2016 aveva patteggiato un anno e 4 mesi per appropriazione indebita. L'arrivo del nuovo parroco, don Daniele Prosdocimo, e di un giovane vicario parrocchiale, don Alessandro Piran, hanno riportato il sereno a Legnaro, tanto che il vescovo ha voluto chiudere la questione. Al sacerdote, infatti, è stato affidato un nuovo incarico: da alcuni mesi don Lucio Sinigaglia è amministratore parrocchiale dell'unità pastorale di Cinto Euganeo.
«Gli accertamenti condotti anche dalla magistratura  ha chiarito il vescovo Claudio Cipolla durante l'incontro a Legnaro  hanno fatto luce sui comportamenti e sui fatti di cui è stato responsabile don Lucio. È stato in primo luogo accertato che della liquidità contestata la maggior parte è stata gestita per finalità riconducibili alla parrocchia, come comprovato da idonea documentazione, e risulta essere un debito della parrocchia verso la costituenda Fondazione Focherini. L'ente è quindi impegnato all'estinzione del debito nei modi che verranno definiti appena la fondazione diverrà operativa. Il rimanente denaro prelevato, per poco meno di 60 mila euro, è stato così utilizzato: per 27 mila euro per spese personali che don Lucio ha già provveduto a restituire integralmente al Fondo Focherini e 13 mila dati al vicario parrocchiale del tempo per l'acquisto di una nuova auto, anche questi tutti rimborsati. I rimanenti circa 20.000 euro sono stati utilizzati dall'allora parroco per situazioni di estremo bisogno e carità».


NESSUNA DICHIARAZIONE Non essendoci però, per questa ultima voce adeguata documentazione, il vescovo per fugare qualsiasi dubbio ha voluto che le somme impiegate nella carità, non contestate dalla magistratura, fossero reintegrate, metà dalla diocesi e metà da don Lucio, nel Fondo Focherini, insieme ad altri 2.500 euro provenienti dalla vendita di una vecchia vettura di proprietà Focherini. Don Lucio Sinigaglia da parte sua, ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione dalla canonica di Cinto, dove ora risiede, come ha fatto in questi tre anni, rimettendosi ai comunicati della Curia. 

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Il Gazzettino