Lotta all'inquinamento: da ottobre 23mila veicoli rischiano lo stop a Rovigo

Lotta all'inquinamento: da ottobre 23mila veicoli rischiano lo stop a Rovigo
ROVIGO - Il nuovo Patto antismog potrebbe bloccare a Rovigo, nella fascia oraria 8.30-18, la quasi totalità dei veicoli a motore destinati a trasportare merci, e nella...

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ROVIGO - Il nuovo Patto antismog potrebbe bloccare a Rovigo, nella fascia oraria 8.30-18, la quasi totalità dei veicoli a motore destinati a trasportare merci, e nella peggiore delle ipotesi fino a oltre il 69 per cento delle autovetture circolanti nel capoluogo, esclusi però i veicoli a benzina Euro 2 ed Euro 3.

VALORI LIMITE
La peggiore delle ipotesi è che per quattro giorni consecutivi le polveri fini superino il valore limite giornaliero per la protezione della salute umana, fissato a 50 microgrammi per metro cubo.  Dopo 4 giorni consecutivi di sforamenti, da non superare più di 35 giorni l’anno, lo stop alla circolazione nel territorio comunale per i veicoli a benzina Euro 0 ed Euro 1, e per quelli diesel fino alla classe Euro 3, si allargherebbe anche ai diesel Euro 4.
PARTENZA ANTICIPATA
Non solo: perché il patto antismog con partenza anticipata al 1. ottobre, anziché a novembre come negli anni passati, riguarda ovviamente anche gli impianti di riscaldamento, in relazione ai combustibili utilizzabili e alle temperature da rispettare negli ambienti sia pubblici sia privati, e poi si impone anche ai veicoli commerciali. Le indicazioni dal Comitato regionale di tutela e risanamento dell’atmosfera, infatti, riguardano anche le categorie di mezzi N1, N2 ed N3 classificati fino a Euro 3: «In pratica tutti i veicoli commerciali più piccoli.
DEROGHE IN VISTA
È possibile concedere deroghe, ma se rispettassimo alla lettera le indicazioni ricevute, con le aperture dei negozi tra le 8.30 e le 9.00 e lo stop ai veicoli dalle 8.30, mancherebbero le consegne ai negozi e si bloccherebbero le attività artigianali», riferisce l’assessore alla Mobilità Luigi Paulon, che la scorsa settimana alla riunione del Comitato ha partecipato su delega del sindaco Massimo Bergamin e rappresentando anche il collega di Giunta con la delega all’Ambiente Andrea Bimbatti.
QUOTA 30MILA
Queste nuove misure specifiche, dirette ai Comuni capoluogo e a quelli con popolazione superiore ai 30mila abitanti, lascerebbero Rovigo unica amministrazione nella fascia dalla Bassa Veronese alla Bassa Padovana e in Polesine, ad amministrare le misure richieste dal Comitato regionale per il miglioramento ambientale. È stata un’azione decisa in risposta alla procedura d’infrazione aperta dall’Unione europea contro l’Italia per le eccessive emissioni inquinanti, in particolare in Val Padana, che nel 2017 hanno contato nella stazione di Rovigo-Borsea 72 superamenti del valore limite giornaliero per la protezione della salute umana, rispetto ai 35 consentiti in un anno. Misure così restrittive soltanto a Rovigo, per lo status di capoluogo e per la popolazione superiore ai 30 mila abitanti che non c’è negli altri comuni, che efficacia avrebbero in un’area tanto vasta? «La Provincia è chiamata a fare un tavolo per responsabilizzare le Amministrazioni ad aderire alle iniziative, ma nel 2017 hanno aderito solo quattro Comuni - ricorda l’assessore Paulon - Noi adesso stiamo lavorando in particolare sulla parte relativa al riscaldamento e aspettiamo il rientro del comandante Tesoro per affrontare la parte relativa al traffico».
STOP AGLI EURO 3

Si saprà così solo nei prossimi giorni che estensione avrà, dall’1 ottobre lo stop ai veicoli fino ai diesel Euro 3. E sarà quindi necessario far partire un relativo piano di informazione, in particolare ai residenti. Le indicazioni regionali valgono sul territorio comunale, ma gli interventi si lasciano a ogni singola amministrazione in base agli obiettivi da raggiungere. Per questo, al di là dell’isolamento di Rovigo nell’area compresa dalla Bassa Veronese (Legnago, ad esempio, supera di poco i 25 mila abitanti ed è esclusa) fino al mare Adriatico, Paulon invita alla condivisione e all’omogeneità delle azioni da fare, perché le misure siano efficaci. E per evitare situazioni paradossali, «come trattamenti diversi, ad esempio tra frazioni come Canale di Buso, Canale di Ceregnano e Canale di Villadose, solo perché appartenenti a differenti Comuni».
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Il Gazzettino