Treviso. Cade mentre lavora in smartworking da casa: dipendente risarcita

(foto Pexels)
TREVISO - Infortuni sul lavoro in calo, ma i decessi mentre si lavora in drastico aumento. Ma anche una causa di risarcimento per un infortunio in smart working vinta. Il quadro...

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TREVISO - Infortuni sul lavoro in calo, ma i decessi mentre si lavora in drastico aumento. Ma anche una causa di risarcimento per un infortunio in smart working vinta. Il quadro che fa la Cgil, attingendo ai dati dell’Inail, dipingono una Marca in chiaroscuro. Da gennaio a settembre di quest’anno le vittime sul posto di lavoro o mentre si sta andando in ufficio, azienda o fabbrica sono state 12: 10 nelle aziende, due nelle strade. Nel 2022, stesso periodo gennaio-settembre, i decessi furono invece otto: 4 sul posto di lavoro, 4 in itinere. «Ma c’è di più - sottolinea Enrico Botter, segretario provinciale della Cgil con delega in materia di sicurezza - posso aggiungere che già ad agosto di quest’anno avevamo raggiunto lo stesso numero di vittime del 2022». Diverso il dato sugli infortuni. In questo caso la Cgil srotola dati positivi ma che vanno interpretati: nel 2022 (sempre da gennaio a settembre) in provincia ne sono stati registrati 12.531, nel 2023 sono calati a 9.027. Una diminuzione evidente. Ma Botter avvisa: «Il dato del 2022 è particolare perchè un infortunio su 6 era dovuto al Covid, quest’anno non è più così. Il problema, comunque, resta». 


LA VERTENZA
E il tema infortuni impegna molto anche il patronato dell’Inca che, in questi anni, ha seguite diverse cause di lavoro. Per esempio: è stato il primo in Italia a vincere un contenzioso legata a un infortunio capitato in smart-working. «Una lavoratrice - spiega Mauro Visentin, segretario generale della Cgil - è caduta dalle scale di casa mentre stava facendo una telefonata di lavoro utilizzando un telefono aziendale in orario d’ufficio. È un episodio capitato circa due anni fa che ha fatto scuola. Siamo riusciti a dimostrare che doveva essere assimilato a un infortunio sul posto di lavoro e la dipendente è stata risarcita. Un passo avanti per la tutela dei diritti dei lavoratori». La Cgil torna a parlare di sicurezza sul posto di lavoro alla vigilia di due scioperi generali: quello convocato per il 17 novembre con le categorie del pubblico impiego e quello del 24 con le altre categorie. «Il dato in aumento sulle morti - continua Botter - indica che il problema c’è ed è grave. E bisogna trovare il modo di affrontarlo». Botter evidenzia una aspetto: «La sicurezza sul posto di lavoro la si può sicuramente aumentare con informazione, prevenzione e formazione. Ma serve anche il controllo». Botter su questo è molto chiaro: «Possiamo avere le leggi migliori, ragionare sulla necessità di una Procura nazionale sulla sicurezza sul posto di lavoro. Ma poi serve chi controlla il rispetto delle norme. E qui è la facendo si complica. In provincia di Treviso lo Spisal, ente incaricato dei controlli, ha solo 18 ispettori a tempo indeterminato contro i 32 previsti dalla pianta organica. Sono troppo pochi. Ricordo che i lavoratori trevigiani sono 380mila». 


I DATI


La fascia d’età in cui avvengono più infortuni è quella compresa tra i 45 e i 54 anni. I settori a rischio sono manifatturiero, metalmeccanico, costruzioni e trasporti. «Treviso peggiora anche nella classifica nazionale che mette in proporzioni morti sul lavoro e numero di lavoratori: nel 2022 eravamo 92°, nel 2023 siamo 53°. E in questa classifica vince chi arriva ultimo». Questa massa di infortuni mortali e non passa quasi tutta attraverso l’Inca, il patronato diretto da Valentina Forte. Dal 2022 al 2023 (sempre da gennaio a settembre) le cause patrocinate sono lievitate da 89 a 153 per gli infortuni sul lavoro e da 192 a 214 per quanto riguarda le malattie professionali. «Un netto aumento - sottolinea la Forte - il 69% delle pratiche riguarda lavoratori uomini e il 30% donne, uno spaccato che ben rappresenta il mondo del lavoro trevigiano».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino