PIAZZOLA - Ha guardato in faccia con grande forza ed esemplare coraggio una malattia ancora incurabile, la Sla, Sclerosi laterale amiotrofica. Della sua lotta ha scritto anche un...
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«Sono stato il primo di tre figli. Ho due sorelle più giovani: Valentina e Carlotta. Fin da piccolo ho frequentato il gruppo di scout di Piazzola sul Brenta, ho fatto tutto l'iter fino a diventare capo. Le mie grandi passioni sono state lo scoutismo, la pesca e la birra. Ho lavorato come operatore socio sanitario presso l'ospedale di Cittadella e di Camposampiero. Nell'estate del 2009 mi sono ammalato di Sla; la progressione della malattia è stata rapidissima, tanto che a febbraio 2010 ero già dipendente del respiratore e della peg e il mio corpo immobilizzato. Passo la maggior parte del mio tempo a letto, il mio corpo non sa fare niente?». Limitato purtroppo nelle azioni Fabio, ma vivacissimo nella mente, nel voler vivere. Attorno a lui ed ai familiari ha catalizzato numerose persone, si è creato spontaneamente un grande gruppo di amici per condividere con Fabietto tanti momenti. Fuori casa quando era possibile, o nella sua stanza. Proprio lui aveva voluto scrivere il libro per lasciare una testimonianza di come la malattia neurodegenerativa possa imprigionare il corpo, ma non la mente, i pensieri, i sentimenti, il desiderio di esserci come pure quello di raccontare, altrettanto profondo ed importante per contribuire al sostegno della ricerca, consapevole che prima o poi la scienza saprà trovare una cura alla Sla.
INIZIATIVE
Ecco così varie iniziative, come quella annuale della Cena sarda nel patronato piazzolese. E poi appunto il libro. C'erano tante persone ieri sera nel Duomo di Piazzola alla veglia per Fabio. E' stato sia un momento di preghiera, di testimonianza e ricordo.
Oggi alle 15,30 sempre in Duomo, si celebreranno le esequie. Il feretro giungerà dall'ospedale di Cittadella da dove partirà alle 15. Al grande dolore dei genitori e delle sorelle, si uniscono molte altre persone non solo della comunità di Piazzola sul Brenta. Sì, perchè Fabio come riceveva forza da chi voleva trascorrere un po' di tempo con lui oppure fargli giungere anche un semplice saluto, a sua volta ricambiava. Con l'esempio della sua tenacia ha fatto altrettanto bene per molti. Ed è proprio questa sua profonda testimonianza, l'eredità che Fabio lascia. La sua vita è stata interrotta dal male, ma non i valori di cui ha dato esempio, condensati nella frase che ripeteva sempre e che accompagna anche l'annuncio funebre: La vita è un dono, godetevela! Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino