Due anni di pandemia, la guerra, l'organico rivoluzionato. Miatto getta la spugna: «Non mi ricandido, sacrificio troppo grande»

Il sindaco Antonio Miatto
VITTORIO VENETO - «Non mi ricandido». A un anno dall'appuntamento elettorale - Vittorio Veneto andrà al voto nella primavera 2024 - il sindaco Antonio...

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VITTORIO VENETO - «Non mi ricandido». A un anno dall'appuntamento elettorale - Vittorio Veneto andrà al voto nella primavera 2024 - il sindaco Antonio Miatto annuncia un passo indietro al termine del suo primo mandato.


Leghista, già assessore durante l'amministrazione Da Re (suo il progetto del campo solare in zona industriale a San Giacomo di Veglia), Miatto, veterinario in pensione, alla soglia dei settanta anni li festeggerà il 30 aprile ha deciso di fermarsi.

Sindaco, perché questa decisione?
«Come ho dichiarato più volte, penso di aver dato tutto quello che potevo in questo mandato da sindaco. Ho fatto quello che sono riuscito a fare ed ho fatto sempre del mio meglio. Il prossimo anno avrò 71 anni e fare un altro mandato vorrebbe dire essere occupato per altri cinque anni 364 giorni all'anno, dall'alba a notte. Questa è la vita di un sindaco: fare il sindaco è un sacrificio».

Lei aveva già maturato un'esperienza amministrativa nella giunta Da Re. Se l'aspettava che fare il sindaco fosse così impegnativo?
«Mi aspettavo non fosse una vita facile. Ma incappare in due anni e mezzo di pandemia, scoppiata praticamente quasi subito, a meno di un anno dall'avvio del mio mandato, poi fare i conti con una guerra che mi ha fatto sballare i conti e il raggiungimento degli obiettivi, il tutto unito ad un ricambio velocissimo di buona parte del personale del comune, con tutte le conseguenze operative che ciò comporta, ecco, non immaginavo di dover fare i conti anche con queste difficoltà, oltre a quelle già note. Mi auguro che questo quinto anno, l'ultimo, del mio mandato possa essere radioso».

Fin dall'inizio ha detto che uno dei suoi obiettivi era chiudere le tante questioni irrisolte della città, quelle che si trascinavano da anni, dal contenzioso per piazza Meschio agli immobili ex militari in permuta alla città, alla vicenda legale dei derivati
«Le questioni pendenti le abbiamo anche risolte, ci manca però ancora quella legata alla chiusura della discarica di Forcal, una questione antichissima per il comune, e poi quella meno antica di liberarci dei derivati che, senza alcun merito particolare, si auto-risolveranno nel 2024. Ora vedremo in base alla vicenda legale in corso (al momento in primo grado l'amministrazione comunale ha avuto la meglio su banca Intesa SanPaolo, che però impugnerà in appello la sentenza ndr) se pagando oppure no gli interessi. Diciamo che quanto a rate di interessi da versare alla banca il mio mandato è caduto negli anni di maggior peso di questo mutuo».

Tante difficoltà in questi anni, ma ci saranno anche ricordi positivi?
«Ricordo l'impegno di tanta gente volenterosa che, con lo scoppio della pandemia, si è data da fare: è stato bello condividere con loro lo sforzo. E poi la coralità che c'è stata nell'affrontare quel periodo. Ora si tende a dimenticarlo».

Obiettivi di questo ultimo anno da sindaco?
«Chiudere più opere pubbliche possibili o farne maturare più possibili, in modo che il prossimo sindaco trovi un comune sgravato da debiti e con un sacco di progetti pronti a decollare».

Il suo successore?
«Al momento siamo tutti impegnati sul fronte».

Il rapporto con le opposizioni?


«Sono sempre stato favorevole alle opposizioni, purché non mettano discredito o sparlino della nostra città, descrivendola ad esempio come una città sporca o facendo di minuzie un problema per tutta la città».
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Il Gazzettino