Alla sbarra per maltrattamenti alla moglie, sindaco condannato per percosse

Alla sbarra per maltrattamenti alla moglie, sindaco condannato per percosse
AGORDINO - Nessun maltrattamento alla moglie: quelle erano solo percosse. È terminato così, quasi nel nulla, il processo al primo cittadino di un paese...

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AGORDINO - Nessun maltrattamento alla moglie: quelle erano solo percosse. È terminato così, quasi nel nulla, il processo al primo cittadino di un paese dell’Alto Agordino, condannato comunque a risarcire la ex. Era chiamato a rispondere di maltrattamenti i famiglia alla propria moglie e di lesioni. Ieri mattina è stato condannato a 3 mesi e mezzo solo per l’accusa di percosse: così è stato ridimensionato l’impianto accusatorio. Il sindaco era difeso dagli avvocati Antonio Prade di Belluno e Domenico Carponi Schittar di Venezia, che nelle loro arringhe avevano chiesto l’assoluzione piena per il primo cittadino. La moglie, oggi ex, era parte civile con l’avvocato Raffaella Mario, che al termine della sua arringa aveva chiesto la condanna e un risarcimento danni di 5mila euro. Il pm nella scorsa udienza aveva chiesto la condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione. Ieri mattina era fissato solo per le repliche e è arrivata quasi subito la sentenza del giudice Angela Feletto: ha assolto, pur con formula dubitativa, il sindaco per maltrattamenti, e lo ha condannato per percosse, reato con cui sono state riqualificate le lesioni. Il giudice ha anche disposto il risarcimento alla moglie per i danni morali subiti, quantificato in 4mila euro. Ha poi condannato il sindaco al pagamento delle spese di costituzione di parte civile per 3420 euro. 

L’ACCUSA

I fatti contestati vanno dall’ottobre del 2015 al 3 febbraio 2017, quando la donna scoprì il marito in flagranza con l’amante. Qualcuno l’aveva messa in guardia: le avevano riferito delle relazioni extraconiugali di lui. Nell’ottobre del 2015 il sospetto si fa sempre più pesante. Quando lei gli chiese spiegazione lui l’avrebbe spinta con la porta dell’auto facendola cadere a terra. Quello era solo l’inizio. A quel punto la moglie prese un investigatore privato che seguì il sindaco. La moglie riuscì così a coglierlo sul fatto: entrò nella stanza dove l’uomo era con l’amante, proprio a casa loro. Lui l’avrebbe presa per il collo e spinta e la donna finì all’ospedale. Da lì iniziò una vera e propria guerra tra i coniugi fatta di denunce terminate in Tribunale. A lui, cacciatore, vennero anche tolte le armi: passaggio che avviene per legge nel caso di reati come maltrattamenti in famiglia. Un’accusa che però è caduta in aula. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino