Ora i sindaci vanno a scuola di formazione di protezione civile

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Il Bacchiglione. Non tutto, ma molto nasce dallo straripamento del...

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Il Bacchiglione. Non tutto, ma molto nasce dallo straripamento del fiume con conseguente inondazione. Era il 2010 e il veneto, inteso come terraferma, andò drammaticamente sott’acqua. Quell’alluvione, dice oggi Elisa Venturini, sindaco di Casalserugo e vice presidente di Anci Veneto, rappresenta uno spartiacque nella sensibilità degli amministratori locali confronti della protezione civile. Al punto che oggi si può ragionare su una sorta di "scuola" per sindaci e assessori sulla gestione di una materia e, soprattutto, di una "macchina" che purtroppo si trova spesso a dover funzionare. Così l’Anci ha deciso di dare una risposta concreta all’esigenza di formazione e, proprio a Casalserugo, comune allora tra i più colpiti, ha organizzato, per amministratori e tecnici, un primo corso a cui hanno preso parte un centinaio di addetti ai lavori. «Il sindaco generalmente si occupa di bilancio, del sociale, di opera pubbliche - dice Venturini - mai o quasi mai è preparato a gestire le emergenze. Eppure è autorità di Protezione civile con responsabilità civili e penali conseguenti». Insomma, l’interesse superiore per la sicurezza della popolazione intercetta, forse più prosaicamente, ma certo concretamente, i doveri, e le possibili sanzioni, degli amministratori. «Eppoi, i volontari non devono formarsi prima di indossare la divisa gialla? - dice la rappresentante dell’Anci - La formazione serve anche a chi ha responsabilità amministrative». L’Associazione dei Comuni ha quindi portato a confronto alcune proposte che dovrebbero costituire un contributo nella stesura della nuova legge regionale in materia. Si tratta allora di rendere obbligatoria la nomina di un responsabile tecnico di riferimento per la struttura di Protezione Civile presente in ogni Comune; si vuole stabilire che i costi di controllo di sorveglianza e vigilanza sanitaria per i volontari siano a carico della Regione che dovrà tener conto, nello specifico, dei diversi livelli di attività svolte dai volontari. A carico della Regione dovrebbe andare il costo dell’assicurazione che comprende infortunio e responsabilità civile verso terzi, garantendo idonea copertura ai volontari. E’ necessario, infine, individuare procedure standard e criteri univoci nella gestione del post emergenza per la liquidazione di contributi a ristoro dei danni subiti a seguito di calamità. E, a questo punto, c’è la filosofia complessiva dell’azione di protezione civile: «Si deve fare sistema, serve coordinamento - conclude Venturini - dal Comune allo Stato passando per la Regione».
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Il Gazzettino