L'appello dei sindaci al ministro Nordio: «Via l'abuso d'ufficio»

Il sindaco di Treviso: "Così non possiamo amministrare le nostre città"

Mario Conte e Carlo Nordio
TREVISO - «La penna che sindaci e amministratori impugnano per firmare atti e documenti porta con sé la responsabilità affidata dai cittadini, ma questa...

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TREVISO - «La penna che sindaci e amministratori impugnano per firmare atti e documenti porta con sé la responsabilità affidata dai cittadini, ma questa responsabilità non può essere intaccata dalla comprensibile paura di un processo per abuso d'ufficio». Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente regionale dell'Anci, approfitta del palco offerto dalla celebrazione del 4 novembre, in una piazza dei Signori gremita tra lo schieramento dei reparti delle forze armate schierate sotto la torre civica e la folla di cittadini attorno, per lanciare un duplice appello al neo ministro alla Giustizia Carlo Nordio: da un lato la certezza della pena per chi viene condannato, dall'altro una profonda revisione del reato di abuso d'ufficio per liberare gli amministratori, sindaci per primi, dall'angoscia di finire nel registro degli indagati solo per aver apposto una sola firma. Parole precise, scelte con cura, rare se pronunciate in un discorso ufficiale pensato per celebrare i 104 anni dalla vittoria della Prima Guerra Mondiale e l'unità d'Italia. Ma proprio partendo da questi principi, il primo cittadino trevigiano ha volto affrontare temi concreti.


L'APPELLO
«Desidero rivolgere un appello all'onorevole Ministro Carlo Nordio, che conosciamo anche per il suo legame con la nostra città, affinché l'Italia conosca finalmente un modello di giustizia che renda il nostro paese più equo, libero e sicuro», ha esordito. «Sicurezza e giustizia significano permettere alle forze dell'ordine di assicurare alla giustizia i delinquenti, senza ritrovarli sulle strade il giorno successivo all'arresto. Significano anche garantire l'applicazione di una pena certa e rigorosa che faccia comprendere realmente al reo il disvalore sociale delle proprie azioni. Ma sicurezza e giustizia significano garantire a chi svolge un incarico pubblico la possibilità di perseguire il bene comune senza i timore di un avviso di garanzia».


IL TEMA


Conte tocca un nervo scoperto, un argomento che anima le discussioni all'interno dell'Anci e che sempre più alimenta le notizie di cronaca. Il timore che una semplice vizio di forma o una responsabilità indiretta dia il via a un'azione giudiziaria, turba il sonno di tanti amministratori. Per questo motivo Conte parla di «penna pesante»: «Un amministratore non deve avere paura di decidere, perché questa genera immobilismo e in alcuni casi disaffezione verso il servizio alla comunità». Quindi la richiesta al ministro Nordio: «Chiediamo che venga totalmente rivista la norma dell'abuso d'ufficio. La nostra penna pesa troppo e la paura rischia di ingessare i procedimenti. Noi vogliamo assumerci tutte le nostre responsabilità, ma non vogliamo farci carico di responsabilità che non sono assolutamente nostre. E, soprattutto, non vogliamo finire nel registro degli indagati semplicemente perché in buona fede ci siamo assunti delle responsabilità di amministrare il bene comune». E poi il tema della sicurezza. Dal palco il sindaco trevigiano ha ricordato: «Sicurezza e giustizia significano permettere alle forze dell'ordine di assicurare alla giustizia i delinquenti, senza ritrovarli sulle strade il giorno successivo all'arresto ». E dopo, davanti ai giornalisti, ha ribadito il concetto e il senso delle sue parole: «I nostri cittadini vogliono vedere nello Stato un compagno di viaggio e una tutela e non un'entità a volte incomprensibile. Allora chiediamo certezza della pena e tutela anche per le forze dell'ordine e del loro lavoro».
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Il Gazzettino