Caporeparto ucciso in azienda, senza nome il killer di Emanuele

Emanuele SImonetto
PIEVE DI SOLIGO - Mancava soltanto l'atto formale. Il fascicolo relativo all'omicidio di Emanuele Simonetto è stato archiviato ieri dal giudice per le indagini...

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PIEVE DI SOLIGO - Mancava soltanto l'atto formale. Il fascicolo relativo all'omicidio di Emanuele Simonetto è stato archiviato ieri dal giudice per le indagini preliminari di Treviso. A poco più di tre anni dal delitto, gli inquirenti non sono riusciti a definire il movente, a trovare l'arma del delitto, ma soprattutto a incastrare l'assassino.




LEGGI IL DOSSIER DEL GAZZETTINO SUL CASO SIMONETTO



Il killer del 49enne di Farra di Soligo, caporeparto dell'Arpa Verniciature di Pieve, ammazzato nella serata del 7 febbraio 2012 nel piazzale dell'azienda in cui lavorava, rimane dunque senza un volto e un nome. A meno che sviluppi futuri e inattesi possano portare alla riapertura del caso. In realtà tutto quello che si poteva fare è stato fatto.



Sono state interrogate oltre 300 persone, analizzata ogni singola chiamata effettuata da Simonetto nei due anni precedenti l'omicidio, controllati più di 80 profili di dna tra le centinaia di persone che hanno avuto anche un singolo contatto con la vittima. E poi il capitolo armi: perizie balistiche e tecniche sui frammenti di proiettile trovati nel corpo di Simonetto per poter escludere il maggior numero di fucili che potrebbero aver esploso i colpi, per arrivare a un range di 30 modelli che rimane comunque troppo ampio.



Il traguardo però sembrava vicino: tre faldoni di documenti, testimonianze, video delle telecamere di sorveglianza, intercettazioni telefoniche e ambientali avevano (e hanno) bisogno soltanto della «parola chiave» per decriptare una mole immensa di dati. E pensare che il dna del killer è già in possesso degli inquirenti, così come le immagini dell'auto dell'assassino (anche se sgranate) riprese da una telecamera nascosta di un'azienda di via Pascoli, nei pressi della Mistral, sia il giorno dell'omicidio che nei tre precedenti. Si sa che il killer ha fabbricato da solo i proiettili e ha sparato con un fucile da caccia modificato artigianalmente per non far cadere i bossoli. E infine c'è la traccia biologica lasciata sugli occhiali della vittima. Tanti indizi ancora scollegati tra loro, per quello che assomiglia sempre più a un delitto perfetto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino