Sile inquinato: spariscono le trote, cavedani e tuffetti, cigni dimezzati

Sile inquinato: spariscono le trote, cavedani e tuffetti, cigni dimezzati
TREVISO - Il Sile entra in città con la baldanza e la freschezza di un fiume di risorgiva e ne esce con la pesantezza di un corso d'acqua stravolto dagli scarichi...

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TREVISO - Il Sile entra in città con la baldanza e la freschezza di un fiume di risorgiva e ne esce con la pesantezza di un corso d'acqua stravolto dagli scarichi fognari. Un inquinamento pesante che, anno dopo anno, sta modificando l'aspetto del fiume tanto caro ai trevigiani: specie ittiche un tempo tipiche sono scomparse, uccelli acquatici di casa lungo le sponde si stanno spostando in altre zone. Segnali incontrovertibili di un ambiente in grosse difficoltà.


L'AMMISSIONE «L'inquinamento del Sile sta avendo delle conseguenze - ammette l'assessore all'Ambiente Alessandro Manera - flora e fauna lungo il corso cittadino stanno cambiando. Specie un tempo tipiche stanno sparendo lasciando il posto ad altre che prima erano meno presenti». L'osservazione dell'assessore non stupisce gli esperti che da anni annotano i mutamenti lungo le sponde e nell'acqua: «Il cambiamento è evidente - ammette Francesco Mezzavilla, naturalista e biologo - soprattutto dalla città in poi. Nel 2015 un'indagine dell'Arpav ha rilevato, all'altezza del ponte della Gobba, una concentrazione di coli-batteri, tipici delle feci, ben superiore ai livelli medi. Un segnale non positivo. Ma si nota anche a occhio l'acqua più torbida che rende più complicato il passaggio della luce». La principale conseguenza è quella che poi condiziona tutta la qualità dell'ambiente: «Da Treviso in giù sono praticamente scomparse le piante acquatiche e questo comporta che il fiume abbia sempre meno capacità di fito-depurazione, di auto pulizia. Non c'è più nemmeno tutta una serie di macro-invertebrati un tempo tipici del fiume e base per la dieta di molte specie. Questo sta provocando una trasformazione nel fiume».


MUTAZIONE E che il Sile sia cambiato lo si nota sia sopra che sotto l'acqua. Per esempio: sono sparite le trote. «Quelle che si vedono - osserva Mezzavilla - sono immesse dai pescatori. Ma non solo. Alla centrale di Silea, che rappresenta una barriera ma è anche un punto d'osservazione importante, un tempo si notava una grande concentrazione di cadevani, anche noti come squaletti. Portavo sempre qualcuno a vederli perché caratteristici del Sile. Vent'anni fa, alla centrale, se ne potevano contare anche 250 alla volta; 10 anni fa almeno un centinaio; già cinque anni fa eravamo scesi a 30-40, ora se va bene ne vedi tre o quattro. Invece è ben presente il pesce siluro: da noi non raggiunge i due metri di lunghezza come lungo il Po, ma sono pesci molto grandi che predano di tutto e si adattano a tutto». Tra gli uccelli acquatici sono invece spariti i tradizionali Tuffetti: «Lungo il Sil Morto si contavano 15-20 coppie di questi uccelli, simili alle folaghe ma più piccoli, adesso non se ne vedono più perché sono scomparsi i piccoli invertebrati di cui si cibava, senza contare l'opera delle nutrie che hanno ridotto i canneti dove nidificava e che usano i loro nidi come piattaforma dove sostare. È più che dimezzato il numero dei cigni: dieci anni fa erano 200, ora sono non più di 80. Sono invece tornati gli Svassi, uccelli che si cibano di pesci senza badare alla specie». Ma questo non toglie che il Sile sia un grande malato.

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Il Gazzettino